Teresa Tonchia: «Con otto film parliamo del potere della donna»

All'Università di Trieste riparte il 2 marzo il 10° seminario "Società, Politica e Cinema". Tema di questa nuova carrellata di appuntamenti è "(Il) potere al femminile", attraverso otto date, con orario dalle 16 alle 19 (tranne la tavola rotonda conclusiva che sarà dalle 16 alle 18) nell'aula "F. Cacciaguerra" del dipartimento di Scienze Politiche e sociali. In ciascun incontro verrà proiettato un film sulle diverse sfaccettature dell'argomento accompagnato da una lezione curata da diversi docenti dell'ateneo: Daniela Frigo, Alessandra Arzon, Gianluca Gabrieli, Francesco Poropat, Irene Candelieri, Federico Cammarota. Referente per il cartellone, che ha cadenza settimanale, è Teresa Tonchia, docente di Filosofia politica, che introdurrà il ciclo. I molteplici rendez-vous vedranno sicuramente anche una folta partecipazione non solo da parte di studentesse ma anche di studenti, che spesso dimostrano un interesse per nulla scontato.
Il titolo del seminario riporta l'articolo "il" tra parentesi, perché?
«Il potere femminile è arcaico e misterico. In questo senso "il" tra parentesi è per indicare quel mistero».
Quali temi verranno toccati?
«Diversi, tra cui il potere intrinseco nei confronti della donna che risulta patriarcale, nonostante si dica che sia finito: noi viviamo in una società fatta di stereotipi e canoni sia dal punto di vista sessuale che di genere. Ma la difficoltà della donna di avere una propria identità che non dipenda dall'altro, è un percorso iniziato con il femminismo ancora in fieri: la decostruzione come donna stereotipo, quale mamma, figlia, moglie».
Esempi legati ai film?
«Tratteremo anche la possibilità della donna di entrare nella sfera del potere attraverso i canoni maschili e "The Iron lady" di Phyllida Lloyd (2011) è l'emblema, dove la Thatcher è una donna che per entrare in un determinato mondo, perde le sue caratteristiche e deve acquisire quelle del potere politico. Dall'altra parte invece in "La ragazza delle balene" di Niki Caro (2002) si affronta l'impossibilità della donna di rappresentare il potere, perché per tradizione e natura è trattata come un essere inferiore».
L'obiettivo?
«Cerchiamo di andare oltre, denunciando l'omologazione in modo che possa essere superata, e offriamo gli strumenti per andare oltre nel proprio piccolo».
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