Terremoti e catastrofi: in Fvg arrivano le prove di allerta. Cosa ci succederà martedì

Il primo squillo arriverà martedì prossimo. Ma nessun allarme, si tratterà solo di un test, di una prova generale. È fissata infatti per il 12 settembre la prima sperimentazione in Friuli Venezia Giulia di “It-alert”, il nuovo sistema di allarme pubblico per l’informazione diretta alla popolazione, attraverso messaggi capaci di raggiungere tutti i telefoni cellulari attivi in una determinata area di territorio, in caso di gravi emergenze legate al clima o a eventi calamitosi come esplosioni, attentati, catastrofi naturali.
L’incontro
Caratteristiche del servizio e della sperimentazione di martedì sono state illustrate ieri nel corso di un incontro tecnico tenutosi a Palmanova, nella sede regionale della Protezione civile. Oltre all’assessore regionale delegato, Riccardo Riccardi, sono intervenuti, in videoconferenza, i rappresentanti delle Prefetture, i referenti dei gestori telefonici, delle reti stradali, delle scuole, dei Comuni e di tutte le realtà chiamate a informare i cittadini e le persone che, al momento del test, si troveranno fisicamente sul territorio della nostra regione, compresi anche viaggiatori e turisti provenienti dall’estero e da altre regioni, che saranno anch’essi raggiunti dal messaggio di allerta.
Mezzogiorno
Il segnale “It-alert”, caratterizzato da un suono particolarmente acuto e con una contestuale visualizzazione di un messaggio di emergenza sullo schermo del telefono, viaggerà attraverso la tecnologia cell broadcast, raggiungendo quindi tutti i telefonini presenti nell’area esposta al rischio (o alla sperimentazione, nel caso di martedì). L’orario d’invio previsto è attorno a mezzogiorno. Ogni dispositivo mobile connesso alle celle delle reti degli operatori di telefonia mobile, se acceso e raggiunto dal segnale, riceverà i messaggi. Grazie alla tecnologia cell-broadcast i messaggi non vengono inviati a ogni singolo numero telefonico, ma all’interno di un gruppo di celle telefoniche geograficamente vicine, capaci di delimitare un’area il più possibile corrispondente a quella interessata dall’emergenza. Da qui uno degli inconvenienti legati all’adozione di questa tecnologia, che ha il vantaggio di agire a tappeto e senza identificazione dell’utente, ma che inevitabilmente è soggetta al rischio di “overshooting”, cioè di raggiungere, almeno parzialmente, anche aree non interessate all’emergenza.
Le criticità
Quello dell’overshooting è uno dei problemi che si cercheranno di risolvere e di limare attraverso la sperimentazione. Altri sono legati all’impossibilità di raggiungere aree dove la copertura del segnale è bassa o nulla (carenza di campo), l’incompatibilità del servizio con alcuni tipi di telefono o di sistema operativo e la possibilità che il segnale non venga percepito in caso di disattivazione dell’audio. Sebbene non sia necessario scaricare alcuna App per ricevere i messaggi “IT-alert”, in alcuni casi potrebbe essere utile una preventiva verifica della configurazione del dispositivo come nel caso sia stato effettuato il ripristino di un back up o se si sta utilizzando una vecchia versione del sistema operativo.
Il questionario
Mira proprio a individuare le principali criticità il questionario online che ogni utente potrà inviare attraverso il sito www.it-alert.it. Questionario che potrà essere compilato (in forma anonima e senza alcuna registrazione dei dati) direttamente da smartphone, cliccando sul link presente nel messaggio di allerta che verrà inviato martedì o anche in un secondo momento. Sono stati 800 mila i form compilati dai cittadini delle regioni già raggiunte dalla sperimentazione, che dopo i test iniziali, connessi alla simulazione di un’emergenza terremoto nelle province di Messina, Reggio Calabria e nell’isola di Vulcano, ha interessato tra gennaio e luglio Toscana, Sardegna, Sicilia, Calabria ed Emilia Romagna. Martedì toccherà, oltre che al Friuli Venezia Giulia, anche a Campania e Marche, per raggiungere poi, tra il 14 e il 26 settembre, tutte le altre regioni e le province autonome. —
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