Arrestato per terrorismo a Monfalcone, l’incredulità del fratello Murat: «Ci è caduto il mondo addosso»
Il noto ristoratore, un’istituzione nell’Isontino, non crede alle accuse. I vicini: «Bravissime persone». La voce delle comunità islamiche
Lo stato d’animo è un groviglio di sofferenza e di completo disorientamento. Lo sgomento profondo. Il tempo di aprire la porta d’ingresso, e trovarsi di fronte i Ros, il respiro s’è fatto corto. Cercavano Firat Alcu, e lo hanno portato via. Murat, il fratello maggiore del 27enne ora in carcere, che a Monfalcone ha costruito il suo futuro e quello della sua famiglia, è scosso da quanto accaduto. Non vuole parlare. Si stringe alla moglie e ai suoi bambini, ma ripete «non è possibile, non è così, verrà fuori la verità». Di getto quasi sussurra: «Ci è caduto il mondo addosso...».
Giovedì pomeriggio, rientrato dal lavoro, il suo solito duro lavoro, chiede di essere lasciato in pace. È una famiglia molto conosciuta la sua, a capo di un piccolo impero della ristorazione, costruito con fatica e impegno, e che conta oggi numerosi locali (tre solo a Monfalcone, altri a Opicina, Cervignano e l’elenco potrebbe continuare). Se si parla di kebab, per i giovani Murat è un’assoluta autorità. E anche un punto di riferimento: i suoi sono i locali in cui le compagnie, nel cuore della notte, si danno in genere appuntamento. Una stima condivisa anche dai vicini casa: «Gli Alcu sono bravissime persone».
Non conosce la famiglia di Firat Alcu, invece, il presidente del Centro islamico Darus Salaam di via Duca d’Aosta, Bou Konate. «I residenti di origine turca - spiega - non frequentano il Centro culturale». Quanto all’inchiesta, invita alla prudenza. «Siamo in fase di indagini, ritengo sia opportuno lasciare che l’intera situazione si evolva, che il percorso inquirente e giudiziario faccia il suo corso. Non è corretto anticipare commenti. Cerchiamo di seguire lo sviluppo, per questo ogni considerazione ora è del tutto prematura».
Konate mette poi in guardia da pericolose semplificazione. «Al netto della vicenda specifica, è pericoloso pensare di fare l’accostamento tra l’Islam ed il terrorismo, l’ho sempre sostenuto, rischia di generare sentimenti razzisti. È assolutamente da evitare».
E aggiunge: «A Monfalcone risiedono famiglie bengalesi ormai stabilizzate dalla seconda generazione. Da anni mi pongo la preoccupazione di evitare fratture tra le comunità che potrebbero diventare insanabili. Mettere al bando una comunità porterebbe ad una chiusura, all’isolamento. Da tempo invito a portare avanti un processo di integrazione, soprattutto per il bene dei giovani, dei nostri ragazzi che devono sentirsi a tutti gli effetti monfalconesi. Qui la nostra comunità è serena, e cresce bene. Il processo di integrazione va intrapreso a tutti i costi, siamo ancora in tempo».
Il fatto che l’indagine della Procura di Bologna abbia raggiunto la città, aggiunge Konate, «non significa automaticamente che ci sia un pericolo per l’Islam in termini di radicalizzazione. Il proselitismo estremista è purtroppo una condizione che riguarda l’intera Italia, come gli altri Paesi europei. Il nostro concetto di Islam è pace e i Centri islamici cittadini, come dappertutto, sono sede di attività culturali, di educazione scolastica e religiosa, oltre che luoghi di preghiera. Quanto è accaduto, comunque, non ci riguarda, la nostra comunità non è interessata».
Non conosce Firat Alcu nemmeno Rejaul Haq Raju, presidente del Centro Baitus Salat di via don Fanin: «I fratelli di origine turca non vengono da noi», osserva infatti, portando il ragionamento in un’altra direzione, non volendo entrare nel merito dell’indagine dei Ros.
«Per quanto ci riguarda, la nostra comunità bandisce nel modo più assoluto ogni tipo di violenza. Abbiamo sempre condannato ogni atto che infranga la legge, sono il primo a farmi parte attiva di fronte a situazioni di illegittimità. A maggior ragione, siamo sempre stati espliciti nel condannare il terrorismo, in tutte le sue forme. Siamo aperti alla collaborazione con le forze dell’ordine, che voglio ringraziare per il buon lavoro che svolgono per la sicurezza di tutto il territorio». Infine conclude: «Siamo per l’integrazione e la pace - osserva il presidente del Baitus Salat -, la nostra comunità è inserita da anni a Monfalcone e cerchiamo di collaborare e di dare la nostra piena disponibilità. La sicurezza è fondamentale, soprattutto per i giovani e i bambini tutti» .
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