Terza corsia, archiviata l’accusa per turbativa d’asta a De Eccher

Estraneo a tutto: «accordi preventivi» per decidere a tavolino la spartizione dei lavori e «collusioni». Ipotesi peraltro ancora da provare, ma delle quali Marco de Eccher, legale rappresentante dell’omonimo colosso udinese nel campo delle costruzioni, non dovrà più preoccuparsi.
Il gip del tribunale di Gorizia Flavia Mangiante ha disposto l’archiviazione del procedimento che, dal 2018, lo vedeva indagato per concorso in turbativa d’asta.
«Notizia di reato infondata», ha scritto il giudice nel decreto con cui, condividendo le argomentazioni proposte dalla stessa Procura, ne ha accolto la richiesta.
«Le indagini non hanno portato a individuare responsabilità penali», aveva concluso il pm Valentina Bossi, titolare del fascicolo, stralciandone la posizione già lo scorso maggio, e cioè poco prima di trasferirsi a Ivrea, ma evidenziando nel contempo come, «diversamente, responsabilità di altra natura sono state riscontrate in capo ad altre persone».
L’inchiesta “Grande Tagliamento”, insomma, prosegue e proprio in questi giorni, a quanto appreso, è in corso una serie di notifiche della richiesta di ulteriore proroga delle indagini.
Nel mirino i più importanti cantieri aperti a Nord-Est. A cominciare da quello per la realizzazione della terza corsia lungo l’autostrada A4.
De Eccher era stato coinvolto per il tratto compreso tra San Donà di Piave e lo svincolo di Alvisopoli (secondo lotto, sub lotto 1), in quanto aggiudicatario dell’appalto, in associazione temporanea d’impresa con l’emiliana “Pizzarotti & C spa” e con la veneta “Sacaim spa”. L’opera era stata affidata al loro Rti il 27 dicembre del 2017, per complessivi 106.281.360 euro.
Nella ricostruzione accusatoria, l’affare aveva rappresentato un’occasione per «uno scambio di favori reciproci». Tesi che l’avvocato Maurizio Miculan, che assiste l’imprenditore udinese, aveva a sua volta contestato in corso di indagine con una dettagliata memoria difensiva.
«Una buona notizia, anche se la davo per scontata dal giorno in cui la Guardia di finanza si era presentata con decreto di perquisizione», commenta lo stesso Marco de Eccher.
«Ho affrontato questa vicenda con assoluta serenità, ma è un bene che si sia finalmente chiusa, perché certe cose determinano danni irreversibili per un’azienda che, come la nostra, lavora con la pubblica amministrazione: un legale rappresentante indagato – continua De Eccher – è un elemento che crea non pochi problemi, perché, per quanto si parli di presunzione d’innocenza, è sempre una corsa in salita spiegare la propria estraneità e l’infondatezza delle accuse».
Tanto più se, per farlo, occorre parecchio tempo. «È bene che, in presenza di un sospetto, scattino gli accertamenti – osserva de Eccher –. Peccato però che, nel nostro caso, ci siano dovuti così tanti anni. Per quel che mi riguarda, comunque, non ho mai avuto timori, perché ero pienamente consapevole di avere avuto un comportamento rispettoso delle regole».—
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