Terziario, a Trieste ancora giù i ricavi in 4 imprese su 10

Soffrono soprattutto le realtà più piccole (fino a 9 addetti). Occupazione: prospettive ancora preoccupanti nel 14% dei casi
Lasorte Trieste 09/11/12 - Camera di Commercio, Firma Confidi Provinciali, Franco Rigutti
Lasorte Trieste 09/11/12 - Camera di Commercio, Firma Confidi Provinciali, Franco Rigutti

Il terziario in provincia continua a vedere molto lontana la luce in fondo al tunnel della crisi. Se fra aprile e giugno, infatti, l’andamento economico è migliorato solo per l’1,7% delle imprese (per il 39,3% è invece peggiorato), in prospettiva la previsione è che vi possa essere un passo avanti solo nel 9,1% dei casi. Mentre, sempre guardando da qui sino alla fine di settembre, l’aspettativa sugli affari risulta in peggioramento per il 26,4% delle aziende e stabile invece per il 64,5% delle realtà economiche del settore a Trieste. I numeri sui ricavi sono in linea con il trend generale: nessuna variazione nel 60% dei casi nel secondo trimestre 2013, diminuzione invece nel 39,4% (quasi quattro imprese su dieci quindi), progresso per lo 0,6%. E per il terzo trimestre di quest’anno, ancora una flessione viene preconizzata da un’impresa su quattro, cioè il 25%, mentre solo il 7,4% mostra un certo ottimismo, ritenendo che i profitti aumenteranno. Stabilità, infine, per il 67,6% (dentro cui si rileva un 91,7% per le realtà più grandi, da oltre 50 addetti). Sono alcuni dei dati che emergono dalla fotografia sull’andamento del terziario realizzata dall’Osservatorio congiunturale permanente della Confcommercio provinciale (indagine effettuata tra il 12 e il 26 giugno scorsi, sui dettagli metodologici riferiamo nel box a fianco).

Le sofferenze riguardano soprattutto la famiglia delle micro-imprese (da uno a nove addetti), per le quali le cose sono andate peggio nel 46,2% delle situazioni in questo secondo segmento di 2013 rispetto al periodo gennaio-marzo, specie sul fronte del turismo (61,1%), e i cui operatori affermano nel 36% dei casi di vedere ancora più nero per il trimestre che si chiuderà con settembre. In ulteriore calo, purtroppo, anche le percentuali sull’occupazione: dal -14,7% complessivo del primo trimestre dell’anno a -15,5%. Nello specifico solo il 4,4% ha riscontrato un incremento dei posti di lavoro contro il 19,9% che li ha visti diminuire, e il timore diffuso per il 14,1% degli imprenditori è che questa flessione non si arresti nel breve periodo. Nessuna variazione in vista secondo l’83,5% (91,7% nelle microimprese). «In fin dei conti la situazione è sostanzialmente stabile rispetto ai tre mesi precedenti - commenta il vicepresidente vicario della Confcommercio provinciale, Franco Sterpin Rigutti -. Ma siamo ancora ben lontani da un’idea di rilancio dei consumi. D’altro canto, soprattutto per le piccole e medie imprese se non si sblocca la situazione, le possibilità di ripresa saranno ancora molto lente. Bisogna avere fiducia, certo, però ora dal decreto “Fare” è necessario passare al “fare fare” o soprattutto a qualcosa di fatto - è l’appello a governo e istituzioni -. È ora di vedere i dati di fatto, abbandonando le diatribe politiche e lavorando insieme per obiettivi comuni».

Miglioramenti, sebbene di dimensioni contenute e relativi al saldo totale delle rispettive voci, nel raffronto fra primo e secondo trimestre solamente sul versante dei prezzi praticati dai fornitori (-26,9% a fronte del -32,9% di marzo) e su quello dei ritardi nei pagamenti da parte della clientela (-38,9% contro -40,5%). Peggiorata invece la capacità delle aziende di far fronte al proprio fabbisogno finanziario (da -28,7% a -32,6%). Specie nelle microimprese, riusciteci con difficoltà nel 45,1% dei casi e rimaste lontane dall’obiettivo nel 24,9%.

Infine, il tema del credito. Laddove allarmante è il 34,7% emerso sommando le richieste di prestiti o finanziamenti alle banche che abbiano ottenuto risposta positiva per un importo minore rispetto a quello domandato oppure un riscontro completamento negativo. A marzo, la percentuale si era fermata al 30,6%.

«I dati sul credito - osserva il vicepresidente di Confcommercio - confermano quanto stiamo dicendo da mesi ormai come Confcommercio e pure come Confidi (di cui lo stesso Rigutti è presidente provinciale, ndr). Fortunatamente iniziamo ad avere sul nostro territorio qualche piccolo segnale, quale l’accordo recentemente siglato con Friuladria».

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