Testimoni di Geova In 5mila al PalaRubini

Circa cinquemila persone sono attese anche oggi al PalaRubini per la giornata conclusiva del raduno annuale dei Testimoni di Geova del Friuli Venezia Giulia e del Veneto orientale. Già venerdì e ieri gli spalti del palazzetto erano gremiti di fedeli intenti ad assistere alle conferenze, ai simposi e alle rappresentazioni teatrali di eventi biblici che costituiscono il cuore dell'evento. Quello tenuto a Trieste è uno dei novanta congressi che si terranno quest’estate in Italia, in italiano e in altre 17 lingue.
Tema del raduno di quest'anno è "Continuate a cercare prima il Regno di Dio!". Per i Testimoni di Geova, infatti, la rivelazione biblica è una risposta alle grandi domande dell'uomo e al contempo una guida su come condurre la propria esistenza. «La parola di Dio è anche una via potente per superare difficoltà della vita, come la droga e l'alcol», spiegano i Testimoni. Tre partecipanti al raduno raccontano le loro esperienze al riguardo. Maurizio Sverzut ha portato la sua testimonianza anche davanti all'assemblea riunita: «Negli anni Settanta non riuscivo a trovare nella società le risposte che cercavo - dice -, perciò mi rifugiavo nelle droghe. Ciononostante non smettevo di pormi le domande sostanziali: qual è il senso della nostra vita, perché siamo qui?». Le risposte Maurizio le ha trovate nelle Scritture: «Quando ho approfondito la Bibbia ho trovato basi solide: risposte che davano un senso alla mia vita ma anche una guida morale che mi ha aiutato a trovare la mia strada. Seguire i principi biblici mi ha cambiato radicalmente, ho trovato la speranza nel futuro. La Scrittura mi ha salvato la vita».
Anche Furio R. è reduce da un'esperienza simile: «Negli anni Ottanta le droghe erano considerate un mezzo di sperimentazione anche culturale - ricorda -. Entrai in quel mondo spinto dal vuoto della vita, mentre attorno a me vedevo solo frustranti disparità. All'inizio la droga crea dei gruppi, un'illusione di comunità, che in breve tempo si disperde». Poi anche Furio ha trovato nella fede una via d'uscita: «Dopo undici anni di droga i Testimoni di Geova mi hanno offerto un percorso di risposte ai miei problemi, cambiandomi la vita. Oggi sono un padre, e un padre responsabile».
Cristina B., infine, ha attraversato un lungo percorso prima di approdare ai Testimoni: «Vengo da un'esperienza anarchica e rivoluzionaria - spiega -: non riuscivo ad accettare le disuguaglianze e le ingiustizie. Poi entrai in un giro di cattive compagnie che mi portarono all'alcol e alla droga». Dopo un periodo di sofferenza durato quattro anni, Cristina è tornata a casa dai suoi famigliari, già membri dei Testimoni di Geova, che l’hanno accolta. Un altro conforto le viene dalla comunità: «Anche l'amore e l'amicizia della congregazione mi hanno aiutato».
Insomma, spiegano i Testimoni, la fede può essere uno mezzo per uscire da certi vicoli ciechi della vita: «Ma il cambiamento non avviene in un momento, in modo miracoloso - precisano -. Bisogna essere disposti a seguire un lungo percorso, mettere alla prova la propria volontà. Chi lo fa, però, trova nelle fede un conforto che cura l'ansia ormai dominante in questo mondo così complicato». Il contesto in cui i Testimoni vivono questo approccio alla fede non è soltanto personale o comunitario, ma escatologico: secondo loro, e questo è uno dei temi portanti della tre giorni, la fine dei tempi è prossima, e con essa la trasfigurazione del mondo promessa nell'Apocalisse: «Non è possibile seguire la via indicata dalle Scritture - spiegano -, se non si rimane fermi nella speranza del Regno, in base alla quale noi attendiamo la fine del male e l'inizio di un'era di pace e prosperità duratura».
La giornata di oggi comincerà alle 9.20 con della musica e proseguirà con simposi e conferenze fino alle 15.50. Il momento culminante sarà la conferenza “Non siate mai ansiosi, continuate a cercare prima il Regno di Dio".
©RIPRODUZIONE RISERVATA
Riproduzione riservata © Il Piccolo