Tintarella d’autunno A Barcola la carica degli irriducibili

Tra nonne impegnate nel burraco e giovani in pausa pranzo C’è chi conta le giornate al mare: «128 bagni dal 2 febbraio»

di Giovanni Ortolani

Sono gli hooligans dell'abbronzatura. Gli ultras della tintarella. Il gotha della pelle bruciata dal sole. Sono i lucertoloni di Barcola che in questo caldo autunno affollano il lungomare triestino, diventato loro feudo dopo l'apertura delle scuole. Sono per lo più pensionati, ma fra di loro non manca chi lavora e approfitta della pausa pranzo per un tuffo e la quotidiana dose di raggi Uva.

Arrivando dalla città, il primo che si incontra è Luciano, un pensionato che prende il sole sul molo vicino al circolo canottieri Nettuno. Viene qui ogni giorno e assicura che continuerà a farlo finché il tempo glielo permetterà. «Ma non resto molto - racconta - giusto un paio d'ore. Faccio una bella nuotata, mi asciugo e poi torno a casa».

Basta spostarsi di pochi metri per trovare una delle più popolose tribù di Barcola, una sorta di club del Burraco en plein air. Otto signore siedono intorno a un tavolo pieghevole ricoperto da un telo verde. Di fronte a loro giacciono, tenute ferme da elastici e tondini di ferro, due mazzi di carte francesi. «Oggi siamo in poche perché c'è vento, ma col bel tempo siamo anche in 30», raccontano abbandonando per un momento la loro partita. Sono quasi tutte pensionate, molte sono nonne, alcune vedove. Arrivano qui intorno alle 11.30 e ci restano fino al tramonto. Fra di loro ci sono perfino una poetessa, che declama una poesia dedicate alle amiche affettuosamente chiamate le “Buraccone”, e un'affascinante signora che l'anno scorso è arrivata alle semifinali del programma televisivo Velone. Mostrano con orgoglio i loro ferri del mestiere: tupperware colmi di cibo, bottiglie d'acqua ghiacciata e borse frigo. E l'immancabile crema solare, «protettiva e antirughe - sottolineano - perché vogliamo mantenerci belle».

Quasi alla fine della pineta, seduti a un tavolo piazzato di fianco a una panchina, ecco Bruna e Giorgio, una coppia di pensionati che dal '72 passa le estati nello stesso punto di Barcola. «La domenica non veniamo perché c'è troppa gente», racconta la signora, «ma quando siamo liberi dai nipoti veniamo sempre qui alle 11.30, quando la coppia che viene prima di noi ci lascia libero il posto». «Sei matta, non spifferare i nostri segreti, altrimenti domani non troveremo più spazio», la interrompe il marito fra il serio e il faceto.

Continuando verso il castello di Miramare, lo scenario è sempre lo stesso. Tra la pineta e il primo topolino ci sono 60 asciugamani, mentre sotto ai topolini è un turbinio di nonni che leggono il giornale e di nonne che chiacchierano.

Superato il California, Barcola diventa il regno delle brandine, che orientate a seconda della posizione del sole diventano l'alleato ideale per un'abbronzatura africana. La densità di pensionati stesi al sole è variabile: più alta in corrispondenza di docce e scalette, più bassa nei punti sprovvisti di queste comodità. Poi, man mano che ci si avvicina al bivio, si notano sempre più persone. Che diventano una folla in corrispondenza dell'hotel Miramare, dove si può notare anche una discreta percentuale di giovani, per lo più sulla trentina e con fisici statuari.

«Il primo bagno l'ho fatto il 2 febbraio, l'ultimo lo farò in questo ottobre» racconta uno splendido signore classe '46. «Quello di oggi è il mio 128.o bagno. Su 240 giorni d'estate direi che è una bella media», aggiunge con malcelato orgoglio: «Ma qui c'è tanta gente che mi batte. Ad esempio loro», conclude indicando una coppia di anziani incartapecoriti dal sole. «Ormai fanno parte della scenografia di Barcola».

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