To’, chi si rivede: il terribile Alien E con lui ci sono anche Matrix e lo sfortunato Umanoide di Lado

Tre film di culto, riproposti su grande schermo in occasione del Science+Fiction Festival per festeggiarne i rispettivi anniversari: si tratta di “Alien”, “Matrix”, “Star Trek”, titoli seminali e senza e tempo che dall’epoca della loro uscita in sala non hanno mai perso la loro potenza evocativa e iconografica, ancora capaci di turbare e di sedurre, di proiettarci verso scenari lontani, di metterci a confronto con “l’altro” e di fare da specchio alle paure più profonde dell’inconscio individuale e collettivo. Oggi come allora.
Per la gioia degli appassionati, nei prossimi giorni, queste pietre miliari del genere fantastico torneranno a scintillare nel buio della sala in versione restaurata e rimasterizzata. A cominciare da “Alien”, capolavoro firmato da Ridley Scott nel 1979 che sarà restituito (oggi alle 17) al pubblico del Politeama Rossetti in occasione del suo quarantesimo anniversario. Un film epocale e ancora oggi imitato (ma insuperato), una sorta di “kammerspiel” claustrofobico, teso, disturbante, in sapiente equilibrio tra passato (affondando le radici nel fanta-horror degli anni Cinquanta) e futuro, dannatamente moderno sia per la capacità di immaginare la mostruosa creatura aliena che a un certo punto esce dal petto di Sigourney Weaver in una delle sequenze di maggiore impatto di tutta la storia del cinema, sia nel riuscire a dare vita a un personaggio femminile, quello del tenente Ripley, rivoluzionario e totalmente distante dagli standard dell’epoca. Agli spettatori del festival di fantascienza sarà inoltre concessa l’opportunità di saperne molto di più. Grazie alla presenza a Trieste del documentarista Alexandre O. Philippe, che domani alle 17, sempre al Rossetti, accompagnerà l’anteprima italiana del suo “Memory: The Origins of Alien” in cui, grazie al recupero di materiali inediti appartenuti allo sceneggiatore Dan O’Bannon e al designer H. R. Giger, l’autore va a fondo sulla genesi del celebre cult, passando in rassegna le diverse suggestioni che lo hanno ispirato: dalla mitologia greca ed egizia ai fumetti underground, dalla letteratura di H. P. Lovecraft all’arte figurativa di Francis Bacon.
Usciva lo stesso anno di “Alien”, sempre in quel fatidico 1979, anno prolifico per la fantascienza d’autore, anche “Star Trek”, il primo film dedicato all’omonima serie fantascientifica firmato dal regista di “Ultimatum alla Terra” (1951) e “Andromeda” (1971) Robert Wise. Per la felicità di tutti i “trekkies” (i fan della saga), le imprese della U. S. S. Enterprise e del suo equipaggio, in missione nelle profondità dello Spazio per salvare la Terra dall’avvicinarsi di una sconosciuta e temibile nebulosa aliena, scorreranno sullo schermo del Rossetti venerdì 1 novembre alle 11.
Sono invece passati vent’anni da quando i fratelli Wachowsky aggiungevano inaspettatamente un nuovo nodale tassello al già ricco immaginario fantascientifico, rincorrendo un’estetica insolita per i tempi, riconducibile a quella dei videogames allora in piena fase di sviluppo. Tra citazioni carrolliane e vistosi omaggi sia al cinema di Hong Kong che alla letteratura cyberpunk, la realtà virtuale di “Matrix” si imponeva in quegli anni con una certa prepotenza come linea spartiacque tra generazioni. Il successo del film, che ha dato il via a una trilogia (mentre si sta progettando proprio in questi mesi la realizzazione di un quarto capitolo), era dovuta anche a un certo equilibrio tra azione e effetti speciali, alcuni dei quali visivamente rivoluzionari per l’epoca (chi non ricorda le dilatazioni temporali che permettevano ai protagonisti di schivare le pallottole in arrivo? ). Il resto lo fa Keanu Reeves, Neo, il prescelto, vestito di impermeabile nero e occhiali scuri e affiancato nei suoi viaggi tra dimensioni dai compagni di avventura Trinity e Morpheus (Carrie-Anne Moss e Laurence Fishburne). Appuntamento domenica 3 novembre, alle 11, al Rossetti.
Ma anche sul fronte italiano si festeggia. Assieme a Aldo Lado, autore del cinema di genere nostrano sempre connotato da un taglio politico e “underground”, ospite al Science + Fiction in occasione del quarantesimo anniversario de “L’umanoide”. Il film (in programma sabato alle 20 al Teatro Miela, alla presenza del regista) si ispirava in maniera esplicita a “Star Wars”, nato sulla scia della popolarità conquistata da Richard Kiel, uno degli antagonisti di 007 (lo “Squalo” de “La spia che mi amava”) qui nei panni dell’astropilota Golob (nel cast anche il triestino Ivan Rassimov, già interprete di “Terrore nello spazio”).
Un’esperienza frustrante per Lado, originario di Fiume anche se cresciuto a Venezia, il quale aveva in mente di realizzare un film di fantascienza che non facesse il verso a Lucas, ma finì per scontrarsi con la miopia dei produttori italiani che poco sapevano di quel mondo e facevano fatica a comprendere il contesto, le ambizioni, il desiderio di andare in una direzione diversa rispetto a quella tracciata da Hollywood due anni prima. Lado realizzò comunque “L’umanoide” in mezzo a molte difficoltà, cercando di rivolgersi soprattutto a un pubblico di giovanissimi. In era predigitale gli effetti speciali erano tutti artigianali, realizzati con l’assist benevolo di Antonio Margheriti e dello spagnolo Emilio Ruiz, mentre il collega Enzo G. Castellari accettò di dare il suo contributo dirigendo la seconda unità di regia, dando modo al regista di recuperare i ritardi della produzione e portare a termine il film. Un prezioso esempio di fantascienza all’italiana che sarebbe davvero un peccato perdere. —
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