Nuove proteste contro il concerto di Tony Effe a Gorizia: «Testi misogini e maschilisti»

Alla vigilia del concerto del rapper romano alla Casa Rossa alzano la voce le associazioni Sos Rosa e Da donna a donna

Alex Pessotto
Il rapper romano Tony Effe (foto Cian Moore)
Il rapper romano Tony Effe (foto Cian Moore)

Non ci stanno “Sos Rosa” e “Da Donna a donna”, attive da anni sul territorio con i loro Centri antiviolenza. Ed è Tony Effe, il rapper che si esibirà con ingresso libero giovedì 24, alle 21.30, alla Casa Rossa Arena, al centro delle loro proteste.

Chiedono, le due associazioni, che «le proposte culturali di Go!2025 siano improntate a un reale rispetto dei valori sociali, coerenti con i principi fondamentali di una comunità che vuole dirsi civile, responsabile e realmente attenta alla dignità delle persone».

Insomma, a quanto affermano, «Go!2025 non deve diventare terreno di scelte superficiali, ma rappresentare invece un’occasione concreta di valorizzazione culturale e civile». Mentre la decisione di invitare il rapper, a detta loro, non è certo fra le più illuminate, per usare un eufemismo.

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Tony Effe (Photo Cian Moore)

«Esprimiamo un forte dissenso di fronte a questo evento, che mal si concilia con l’obiettivo della promozione di una cultura comunitaria volta a superare le barriere fisiche e culturali tra le nazioni, e si dimostra invece la vetrina per spettacoli che promuovono la diffusione di una cultura maschilista e misogina, e che non dovrebbe trovare nelle istituzioni il suo contributo, in occasione di questa importante iniziativa».

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È quanto sostengono le presidentesse dei due sodalizi: Rossella Dolci per Sos Rosa e Carmelina Calivà per “Da Donna a donna”. Che aggiungono: «Ogni giorno nel nostro Paese si consumano femminicidi, episodi di violenza, sopraffazione, mancanza di rispetto nei confronti delle donne. Ma troppo spesso non ci si ferma a riflettere su come una certa “cultura” – e, nello specifico, certi testi musicali – possa contribuire a rafforzare modelli relazionali tossici, basati su dominio, oggettivazione e disparità di potere, diffondendo e normalizzando comportamenti pericolosi».

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Tony Effe

«La musica è uno strumento che colpisce potentemente anime e menti – dichiara poi la psicoterapeuta Caterina Di Dato, vicepresidente di Sos Rosa –. Occorrerebbe allora fare una riflessione sul fatto che certi artisti, proprio attraverso la musica, diffondano messaggi che non vanno in alcun modo banalizzati». In altre parole, quelle del rapper romano non sono solo canzonette.

«Tanti giovani, specie in età adolescenziale, prendono infatti a modello i personaggi famosi – prosegue Di Dato –. Troviamo allora sbagliato che nel cartellone di Go!2025 sia stato inserito un musicista come Tony Effe (ma sia chiaro, il nostro non è un discorso ad personam), ponendolo sullo stesso piano di altri che non veicolano affatto i suoi contenuti». Conclude la psicoterapeuta: «Una Capitale europea della Cultura deve anche essere quella che promuove la cultura del rispetto e della parità fra i generi».

La scelta di invitare il rapper a Gorizia, all’interno delle iniziative per Go!2025, ha sollevato polemiche fin dalla prima ora. In un primo tempo, l’evento, a pagamento, era in programma per domenica 13 luglio e con lui avrebbero dovuto salire sul palcoscenico Night Skinny e Jake la Furia. Quindi, la data è stata appunto spostata e l’ingresso sarà libero. Chi avesse già acquistato il biglietto potrà richiedere il rimborso attraverso i canali di acquisto TicketOne o TicketSms.

«Ǫuando un artista come Tony Effe, molto seguito soprattutto dai ragazzi, canta versi che riducono le donne a oggetti sessuali, o che glorificano comportamenti aggressivi e possessivi, dobbiamo porci alcune domande – concludono Rossella Dolci e Carmelina Calivà –. Che tipo di messaggio stiamo normalizzando? Quali modelli relazionali stiamo offrendo ai giovani? Nei suoi testi le donne vengono ridotte a oggetti di desiderio, strumenti di piacere, o elementi decorativi nella narrazione del potere maschile. Le frasi delle sue canzoni contribuiscono a costruire un’idea distorta della relazione: una dinamica basata sul possesso, sul dominio, sulla violenza mascherata da virilità. La musica ha un potere immenso. Può ispirare, liberare, raccontare mondi, ma proprio per questo, può anche rafforzare stereotipi, legittimare comportamenti pericolosi, contribuire – in modo subdolo – ad una cultura della violenza». Quella che “Sos Rosa” e “Da Donna a donna” da tempo si impegnano a contrastare. —

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