“Topolino”, storia ambientata a Trieste nella città della scienza

C’è una bella sorpresa in edicola per i fan triestini di “Topolino”: nel numero in uscita questa settimana, il 3070, il ratto più celebre del mondo vive un’avventura tutta ambientata in uno dei luoghi simbolo della scienza a Trieste, il Sincrotrone. Era dagli Anni ’80 che il topo della Disney non faceva tappa nella città giuliana: all’epoca a Topolino era stata fatta visitare la città in occasione del raduno degli alpini. Ma nelle tavole che ritraevano Trieste, disegnate dal genovese Giovan Battista Carpi, il Golfo appariva ribaltato: per raffigurarlo il fumettista si era affidato infatti a delle diapositive. In questo nuovo numero di “Topolino” invece la città giuliana con il suo Golfo è fotografata alla perfezione, e non è un caso: è stato un triestino a disegnarla, Lorenzo Pastrovicchio, matita di punta della banda di paperi e topi della Disney. E anche il partner creativo di Pastrovicchio, l’autore della sceneggiatura, viene da poco più lontano: Andrea Castellan, in arte Casty, è nato a Gradisca d’Isonzo e vive a Palmanova. Protagonista indiscusso della storia, intitolata “Atomino, Topolino e il mistero delle merendine mutevoli”, è una delle nostre eccellenze scientifiche, il Sincrotrone. «Io e Casty, che collabora con me da anni – racconta Pastrovicchio – avremmo sempre voluto ambientare una storia a Trieste: così, dopo aver incontrato l’anno scorso il direttore di Elettra, abbiamo deciso di proporre alla redazione un’avventura ambientata proprio al Sincrotrone. Topolino è da sempre attento ai temi legati alla scienza e alla cultura ed Elettra, come dice anche il redazionale di questo numero, è una delle eccellenze che ci rende luminosi in tutto il mondo. Si parla sempre del Cern di Ginevra e ci si dimentica che in Italia abbiamo il Sincrotrone. È un po’ ciò che accade in Italia per Trieste: siamo tagliati fuori dal resto del Paese e anche per questo erano anni che volevo ambientare una storia nella mia città».
Nella spassosa vicenda inventata per l’occasione si parla di futuro e di meraviglie della scienza, intrecciando finzione e realtà in un’avventura che non mancherà di divertire i più piccoli, tutta giocata sulla misteriosa trasformazione del ripieno di una celebre marca di merendine da cioccolato a crema. Per investigare sulla faccenda Topolino e Atomino devono rimpicciolirsi ed avventurarsi all’interno del Sincrotrone, fino a “giungere là dove nessun topolinese è mai stato, nella dimensione atomica”. All’inizio della storia, che poi si gioca tutta all’interno di Elettra, ribattezzata “Lucettra”, c’è un immediato riferimento a Trieste: l’immancabile bora, che accoglie i protagonisti all’arrivo in Stazione centrale. Appena scesi dal treno un triestino di passaggio mette subito in guardia Topolino e soci: “Ocio muli, che fora xe borin!”. E Topolino non fa neanche in tempo a chiedere il significato di quelle parole in dialetto prima di essere scaraventato a diretto contatto con il vento più celebre di Trieste. Nelle tavole compare una bella panoramica del Golfo e del Castello di Miramare, la Stazione centrale appunto e il Sincrotrone. La storia è stata molto apprezzata anche dai ricercatori che lavorano al Sincrotrone, con un’unica nota polemica, affidata alla voce di una ricercatrice. Su Facebook si chiede come mai nella storia della Disney gli scienziati siano tutti uomini, quando sono numerose le donne che lavorano al Sincrotrone. Di “Atomino, Topolino e il mistero delle merendine mutevoli” si parlerà ancora in occasione di Trieste Next: allo stand di Elettra infatti dal 26 al 28 ottobre ci saranno graditi ospiti Lorenzo Pastrovicchio e Casty. Proporranno dei laboratori di fumetto per le scuole e per i visitatori.
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