Torna la “pinna nobilis” garanzia di mare pulito

ABBAZIA. Sono la prova provata di un mare pulito e sano in quanto non ce la fanno a vivere in acque inquinate. Sui fondali antistanti Abbazia sono riapparse dopo lunghi anni le pinne nobilis o nacchere, testimonianza vivente che il mare liburnico non ha subito un grave degrado come da tempo si mormorava (e polemizzava) tra esperti ed opinione pubblica.
L’amministrazione abbaziana e l’ impresa municipalizzata Komunalac hanno voluto capire la situazione nel mare ai piedi del Monte Maggiore, ordinando una serie di ricerche che hanno coinvolto in primo luogo il locale vigile del fuoco Rene Raymond Gulin e il responsabile del Centro diving di Volosca, Mile Cubra. Per la durata di un mese, la coppia ha monitorato i fondali abbaziani e quelli in direzione di Preluca, Laurana e Draga di Moschiena, controlli organizzati dopo che in pieno centro di Abbazia – in zona Slatina – è stato registrato un alto grado di inquinamento fecale. Per tale ragione, parte dello stabilimento balneare Slatina è vietato ai bagnanti, con la scritta che invita questi ultimi a scendere altrove in acqua.
I due hanno lavorato sodo, scoprendo e contribuendo al risanamento di alcune piccoli fonti di inquinamento, mentre rimane il problema dello Slatina, causato con ogni probabilità da fosse biologiche situate sulle alture sovrastanti Abbazia e che non vengono mai svuotate.
Quando la stragrande maggioranza dei turisti se ne sarà andata, le autorità comunali cercheranno di risolvere questo serio intoppo che deturpa l’immagine della città asburgica.
Intanto il rinvenimento del più grande bivalve del Mediterraneo è una bella notizia, segno che lo stato di salute delle acque abbaziane non è compromesso, anzi. Pinne nobilis sono state scoperte nel porticciolo di Volosca e poi di fronte agli alberghi Admiral e Kristal, come pure sui fondali a ovest del capoluogo liburnico.
«Abbiamo voluto comunicare pubblicamente la notizia delle pinne nobilis – è quanto dichiarato da Mile Cubra – per far sapere che, ad eccezione di una porzione dello Slatina, abbaziani e villeggianti possono tranquillamente nuotare, senza correre il rischio di beccarsi una qualche malattia.
Bisogna però ricordare che questo bivalve (periska in lingua croata) è rigorosamente tutelato e dunque va lasciato lì dov’è, altrimenti si rischiano multe parecchio salate. Sono sinonimo di mare pulito e vanno rispettate alla pari dei datteri di mare o “datoli”, anch’ essi protetti da leggi particolarmente severe».
Da aggiungere che la pinna nobilis, per decenni raccolta in modo indiscriminato, è stata posta sotto tutela nel 1997 perché rischiava di scomparire dai fondali croati dell’Adriatico. (a.m.)
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