Tornano in superficie i sismografi storici della “Guerra fredda”

Piazzati dagli Usa nel ’63 in Grotta Gigante per monitorare esplosioni nucleari. Recuperati da Ogs e Alpina delle Giulie

Dopo 51 anni, grazie a un'operazione congiunta dei tecnici dell'Ogs - Istituto nazionale di oceanografia e di geofisica sperimentale e della Società Alpina delle Giulie, sono tornati “in superficie” i sei sismografi storici installati sul fondo della Grotta Gigante dal Servizio geologico degli Stati Uniti nel lontano 1963: gli strumenti facevano parte della stazione Tri-117 della Rete sismografica mondiale Wwssn - World wide standard seismographic network.

Si tratta di tre sismografi di tipo Benioff per la registrazione dei terremoti vicini, e di tre sismografi Ewing-Press utilizzati per registrare i telesismi. I macchinari erano stati collocati in una nicchia scavata in fondo alla grotta turistica che presenta la sala più grande al mondo. Questa collocazione era stata scelta in base alla composizione di solida roccia calcarea della cavità, e anche per la lontananza da ogni rumore ambientale che potesse influenzare i rilievi: tutti fattori che ne facevano la stazione sismica tra le più sensibili in quel momento. Tra gli scopi dell'installazione, dato che si trattava dell'epoca della “Guerra Fredda”, il monitoraggio delle esplosioni nucleari attraverso le rilevazioni sismologiche.

In realtà dal loro avvio, datato 19 luglio 1963, le apparecchiature registrarono come eventi principali i terremoti di forte intensità che nel 1976 interessarono il Friuli e che furono ben avvertiti anche nelle zone limitrofe. All'epoca infatti non esisteva alcuna rete sismica locale o nazionale, che si sviluppò solo in seguito, e i sei sismografi di installazione americana si rivelarono la stazione sismologica più vicina agli epicentri e quindi la più preziosa e tempestiva fonte d'informazione scientifica sull'evoluzione temporale del fenomeno in atto e ciò contribuì alla notorietà nazionale dell'Ogs.

Gli strumenti rimasero in funzione per un totale di 33 anni, fino al 1996, quando gli Usa, finanziatori del progetto Wwssn, decisero di chiudere tutte le stazioni della rete: erano ormai mutati gli scenari geo-politici che avevano spinto all'installazione.

Da allora, sul fondo della Grotta Gigante sono collocati tre sensori digitali a larga banda del tipo Streckeisen che permettono l’accurata registrazione sia dei terremoti vicini che di quelli lontani, le cui rilevazioni sono monitorate e studiate dall'Ogs.

Le operazioni di recupero dei sismografi storici si sono rivelate delicate, dati la posizione delle strumentazioni e il loro rilevante peso (circa duecento chilogrammi per ciascuno dei tre sensori a corto periodo): per il sollevamento si è dovuti ricorrere al montacarichi di servizio all'interno della grotta, messo a disposizione dall'Alpina della Giulie.

I due sismometri verticali saranno ora restaurati, connessi a un moderno digitalizzatore e posti di nuovo in attività nei sotterranei dell'Ogs, dove già si trovano strumenti d'epoca funzionanti. Questo permetterà di ristudiare vecchi eventi - si legge in una nota - calibrando la risposta degli strumenti storici con quella dei più moderni installati nello stesso luogo.

Inoltre, in futuro, grazie alla collaborazione che da decenni lega Ogs all’Alpina delle Giulie, gli altri “storici” sensori della stazione Tri-117 verranno collocati in un'idonea sede museale, a testimonianza della lunga attività che per decenni ha contribuito a dare rilievo all'Ogs negli ambienti scientifici internazionali.

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