Tornata a casa l’amica di Buosi scomparsa da 20 giorni

Elisabetta Carotta, tra i protagonisti del processo per l’omicidio Giraldi, era sparita dalla sua casa a San Sabba. Il suo caso finito a Chi l'ha Visto? 

Elisabetta Carotta, la donna di 46 anni della quale non si avevano più notizie dallo scorso 25 gennaio, è rientrata a casa nella notte tra giovedì e venerdì scorso. Un sospiro di sollievo per il padre che convive con lei, per il fratello, le colleghe di lavoro e gli amici che avevano avviato un tam tam sui social network per invitare chiunque avesse notizie di Elisabetta a farsi vivo. 

La donna era balzata anni fa agli onori delle cronache perché finita al centro del processo sull'omicidio del tassista Bruno Giraldi. Sparita da casa, non dava più notizie dal 25 gennaio. Della scomparsa della donna di 46 anni si è occupata anche Federica Sciarelli nel corso della trasmissione Chi l'ha visto in onda su Rai 3.

Carotta, che ora sta bene, si sarebbe allontanata volontariamente da casa.

La storia di Elisabetta e l'omicidio Giraldi. Carotta venne coinvolta in qualità di testimone nel processo perché l'uomo poi riconosciuto responsabile dell'omicidio, Fabio Buosi, dopo la morte del tassista, nel 2003, era stato rintracciato dagli investigatori proprio nell'abitazione della donna, che allora viveva in via San Cilino, a San Giovanni. Quando le attenzioni degli inquirenti avevano iniziato a concentrarsi su di lui, infatti, Buosi aveva lasciato la casa dei genitori in via Schiapparelli e si era appunto trasferito a casa della Carotta, dove poi era stato rintracciato e arrestato.

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Comparsa più volte in aula, la donna, dopo essere stata sentita come testimone, era stata minacciata di morte con una lettera recapitata a mano nella cassetta della posta. All'interno della busta un foglio bianco sul quale erano state incollate delle lettere in modo da formare la frase «Se tu parli ti ammazzo».

Dopo quell'episodio era preoccupata e spaventa e si era trasferita a dormire a casa del fratello. Fin dalle prime deposizioni in aula, Carotta era risultata confusa. In una delle sue dichiarazioni la ragazza aveva detto persino di aver saputo che Fabio Buosi non era solo sul taxi di Bruno Giraldi. A suo dire al momento dell'omicidio, a bordo del mezzo assieme al conducente ci sarebbe stato anche un altro uomo. Durante la lunga permanenza di Buosi in carcere, Carotta gli aveva scritto una serie di lettere in cui manifestava affetto e tenerezza formulando anche l'auspicio che gli fossero presto concessi gli arresti domiciliari. «Così potremmo festeggiare insieme ai tuoi cari il tuo compleanno».

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Fabio Buosi

Ma il 28 maggio 2004 quando a Buosi furono concessi pochi giorni di permesso, Carotta si rimangiò le promesse, non facendosi vedere in via Schiaparelli, dove Buosi - che ha scontato la sua pena prima al Coroneo e poi al Due Palazzi di Padova -, ora vive da uomo libero. Carotta era stata tirata in ballo anche da un altro testimone del processo, Silvio Colus, che in aula aveva affermato di aver sentito da Buosi che l'arma del delitto avvenuto nel canale di Zaule - e per il quale di recente è stato messo sotto indagine Antonio Fiore - era stata nascosta a casa di Carotta. Circostanza mai dimostrata.

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