Tornatore: «Anche in un falso d’arte c’è qualcosa di vero»

Presentato a Roma il film “La migliore offerta”, girato a Trieste, che uscirà nelle sale il primo gennaio

ROMA. «Anche in un falso d’arte c’è qualcosà di vero» e questo vale forse anche in amore. Potrebbe essere questa la frase chiave de “La miglior offerta”, thriller sentimentale e mitteleuropeo di Giuseppe Tornatore nelle sale dal primo gennaio in 360 copie distribuite dalla Warner e con protagonista Geoffry Rush nei panni del raffinato battitore d’aste (Virgil Olmand).

Il film, applaudito alla prima stampa di stamani, vede il ritorno del premio Oscar dietro la macchina da presa dopo quel “Baaria” che non accolse nel 2009 i consensi previsti da parte di critica e premi, incassando 11 milioni contro i 25 dei costi.

Oldman intanto è un dandy. Un raffinato. Un ricco collezionista di guanti (non riesce a toccare gli oggetti se non con una protezione) e ritratti femminili. Ne ha un salone strapieno di questi ritratti: è il suo allegorico rapporto con le donne. Un rapporto esclusivamente estetico. Così quando una donna misteriosa Claire (Sylvia Hoeks), che soffre di agorafobia e preferisce parlare solo al telefono o dietro una parete con il mondo esterno, lo contatta per una valutazione dei beni del suo palazzo nobiliare, scatta subito tra i due l’alchimia. Un alchimia che diventerà amore passionale e fisico. E per Oldman sarà la prima volta.

Il film, girato in lingua inglese tra Trieste, Vienna, Bolzano, Parma, Praga, Roma e Milano, ha nel cast anche Donald Sutherland nel ruolo di Billy, amico e sodale di Oldman, e Jim Sturgess (“Across the universe”, “One day”) nei panni di un giovane e abilissimo restauratore. La colonna sonora è ancora una volta di Ennio Morricone, che continua la sua collaborazione con Tornatore, iniziata con “Nuovo Cinema Paradiso”.

«Certo che ho riflettuto a lungo sul tema di arte e amore pensando a questo film come a quello di bellezza e arte. Mi divertiva pensare alla bellezza e all’amore come un fatto allegorico. E anche come a volte la bellezza è frutto dell’impostura dell’arte», spiega Tornatore.

E ancora il premio Oscar: «Certo non è originalissimo il tema di vero e falso. Ma divertiva distillare queste due cose sovrapponendole. Non è giusto neppure definirlo un film su arte e bellezza, piuttosto un lavoro di puro piacere della narrazione, un film complesso, ma anche popolare. Un film che può essere apprezzato anche da un pubblico semplice che cerca di essere sorpreso».

Per Geoffry Rush in collegamento video da Melbourne «il film racconta un po’ ed è anche una metafora tra la vecchia Europa, elegante a artistica, e la nuova Europa».

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