Tornerà a San Martino del Carso l’albero di Ungaretti

È conservato in un museo ungherese e da aprile sarà affidato alla comunità della località isontina

SAGRADO. “Di queste case/non è rimasto/che qualche/brandello di muro” scriveva Giuseppe Ungaretti nella poesia “San Martino del Carso”. Era il 27 agosto 1916. Il poeta-soldato scriveva dal Valloncello dell’Albero isolato. Quell’albero era un pruno. Quell’albero che si credeva perduto esiste ancora. Non tutti lo sanno, ma è diventato un monumento e si trova in un museo in Ungheria. A tagliarlo furono i soldati del 46° reggimento. Crivellato di colpi durante gli scontri tra i due eserciti, l’albero era già morto, ma era rimasto lì, in piedi. Fiero, svettava da solo, nella pietraia carsica, sulla quota 197 accanto alla “Cappella diruta”. Nella desolazione di quel paesaggio lunare divenne prima un punto di riferimento per le operazioni belliche, poi un simbolo. Ad aprile quel pezzo di legno contorto tornerà a casa. Il Mòra Fenec Muzeum di Szeged lo affiderà fino a giugno alla comunità di San Martino. Nel corso di quei due mesi il Gruppo speleologico di San Martino organizzerà in collaborazione con il Comune di Sagrado e la Provincia di Gorizia alcuni appuntamenti incentrati attorno alla figura dell’albero e del poeta-soldato che vicino a quella pianta compose alcune delle più significative poesie di guerra mai scritte. In tutto il paese verranno presentati diversi eventi. Gli appuntamenti saranno di tipo storico e letterario, ma non soltanto. Ci saranno spettacoli ed escursioni sui luoghi della grande guerra.

Tra i brani riportati nel libro “San Martino del Carso 1915-1916-L’anno della carneficina bestiale”, Gianfranco Simonit e Ranieri Visintin trascrivono dal diario di un ufficiale ungherese: «Numerosi proiettili italiani e nostri lo hanno trapassato, parecchie granate lo hanno mutilato (...) la sua sorte è tutt’uno con la nostra (...) il sangue degli eroi non può cicatrizzare le sue ferite».

©RIPRODUZIONE RISERVATA

Riproduzione riservata © Il Piccolo