Tossina fuori stagione nel golfo di Trieste: vietati a tavola i pedoci triestini

TRIESTE. “Pedoci” vietati sulle tavole dei triestini.
Troppo elevata, nelle cozze di gran parte del golfo, la presenza di acido okadaico, una tossina prodotta da alcune specie di alghe, le cosiddette “dinoflagellate”, che si accumula nelle spugne e nei molluschi e che può facilmente diventare causa di sindromi intestinali acute ancorché passeggere, dovute per l’appunto all’ingestione di “pedoci” contaminati.
A stabilire il divieto di raccolta e di conseguenza della relativa commercializzazione dei “molluschi bivalvi vivi” sulla riviera triestina, ad eccezione della zona T02 Muggia (per la quale è arrivato il via libera), è stata l’Azienda sanitaria, con un provvedimento firmato dal direttore del Servizio di igiene degli alimenti di origine animale Paolo Demarin.
«La delibera della giunta regionale 923 del 7 giugno del 2019 – si legge nel testo dell’Asugi – prevede che, in caso di superamento dei limiti di legge delle biotossine algali, il Servizio veterinario debba emanare il provvedimento di temporanea sospensione della raccolta riguardante l’area interessata».
Le sanzioni per chi non rispetta il divieto sono molto salate. «Chiunque immette sul mercato molluschi bivalvi vivi senza che gli stessi transitino per un centro di spedizione – prosegue il provvedimento – sarà punito con la sanzione amministrativa pecunaria da mille a seimila euro». Il blocco della raccolta riguarda, nel golfo di Trieste, una decina di imprese del settore, per un totale di una quarantina di addetti.
Inevitabile la preoccupazione per un fermo inatteso: «La presenza di questa tossina – precisa Guido Doz, esponente della Federazione italiana maricoltori – è ricorrente. Possiamo dire che almeno una volta all’anno, per qualche settimana, è inevitabile procedere con la sospensione dell’attività di raccolta. Ciò che sorprende in questo caso è il momento in cui il fenomeno si è palesato, perché solitamente questa situazione si verifica fra settembre e ottobre. Questo anomalo anticipo dei tempi andrà studiato e ipotizziamo sia riconducibile alle variazioni climatiche in atto. In ogni caso – conclude Doz – chi dovesse inavvertitamente mangiare “pedoci” contaminati avrebbe, come massima conseguenza, la necessità di doversi recare con notevole frequenza in bagno».
«Il problema lo risolviamo andando a comperare i “pedoci” all’ingrosso su altre piazze dove non c’è contaminazione – spiega Paolo Grassilli, titolare dell’omonima pescheria del centro – perché così siamo sicuri di poter offrire un prodotto sano e garantito. Molti triestini sono a conoscenza del fenomeno e, una volta saputo che i nostri provengono da zone sicure, procedono con l’acquisto».
Anche Salvatore Pugliese è titolare di una pescheria ed esprime lo stesso concetto: «Basta andare a rifornirsi all’ingrosso sulle piazze dove non c’è contaminazione».
«Il divieto dell’Asugi – è l’opinione di Angelo d’Adamo, presidente regionale della Federconsumatori – rappresenta una garanzia per tutti. Significa che i controlli sono accurati e che non si esita ad adottare un provvedimento.
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