Tra satelliti artificiali e sonde spaziali
L’inizio dell’esplorazione dello spazio può essere collocato nel 1957, quando l’Unione Sovietica lanciò il primo satellite artificiale, lo Sputnik 1. Da allora è stato un susseguirsi di lanci, che...
L’inizio dell’esplorazione dello spazio può essere collocato nel 1957, quando l’Unione Sovietica lanciò il primo satellite artificiale, lo Sputnik 1. Da allora è stato un susseguirsi di lanci, che hanno portato l’astronautica mondiale a conseguire tutta una serie di successi: dal primo volo umano attorno alla Terra fino alla conquista della Luna con l’Apollo 11. Esaurita l’esplorazione lunare, il campo d’indagine si è poi allargato al Sole, ai pianeti e ai corpi minori con delle missioni condotte da sonde spaziali, piccole navicelle senza equipaggio, cariche di strumenti di osservazione e con a bordo il minimo indispensabile di motori e carburante necessario per svolgere la sua missione. Con le sonde spaziali è stato quindi possibile cartografare Mercurio, Venere e Marte, analizzare profondamente l’ambiente della nostra stella e dei pianeti giganti così come studiare oggetti minori quali comete e asteroidi. Grandi protagonisti della corsa allo spazio sono anche i satelliti artificiali, oggetti orbitanti intorno a un corpo celeste posti volutamente in orbita desiderata con mezzi tecnologici quali razzi vettori, che hanno varie finalità di studio e monitoraggio. Su questo e altro ancora relazionerà Giovanni Chelleri, socio del Circolo culturale astrofili Trieste ed esperto in astronautica, nella conferenza che si terrà alle 18.30 al Centro natura del comprensorio scout Alpe Adria di Campo Sacro, a Prosecco.
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