Tra via Tigor e Campo Marzio muta il volto di San Vito
Dal Dopoguerra a oggi l’area era rimasta intoccata: adesso crescono nuove case e la preoccupazione è tangibile

Via Tigor e via Locchi: dividono e uniscono facce della stessa medaglia. A Trieste esistono rioni dall’aspetto uniforme e altri eclettici, dalla veste «sfumata». Poi ci sono le zone, come quella che abbraccia San Vito e Campo Marzio, che non fanno parte nè del primo, nè del secondo gruppo. In questo ambito angolo di città stretto tra il mare e le piazze del centro, convivono, pur mantenendo la «debita» distanza, tre anime.
Nel mezzo c’è la «Trieste bene» delle case anni Quaranta incastonate nel verde di San Vito, oggi alle prese con lo spauracchio di una cementificazione da molti definita «selvaggia», che fin dai tempi dal Dopoguerra aveva risparmiato la zona. Da una parte, via Locchi fa da spartiacque con la Trieste dei colletti bianchi, quella degli uffici del potere e della finanza della Marineria, di Friulia e di Allianz Lloyd Adriatico, sorti tra gli anni Ottanta e Novanta sulle ceneri dell’ex Fabbrica macchine di Sant’Andrea. Dall’altra, invece, via Tigor è terra di confine tra «borghesi» e studenti. Quando il verde di San Vito si perde nelle viuzze in direzione della «Rena vecia», la zona cambia abito e lascia spazio alla sua frangia universitaria, con i nuovi locali giovani, dalla faccia popolare e la parlata «radical-chic», visibilmente distanti dai più «omologati» bar di piazza Unità e dintorni.
San Vito e Campo Marzio, nel nuovo millennio, sono così. Sono stati così per anni, ma ora si preparano a vivere alcuni dei più eclatanti cambi di scena della loro storia. Dopo una sonnolenza edilizia durata decenni, ora questa fetta di città è in ebollizione: nel giro di pochi anni si insedieranno nell’area un nuovo megacomplesso residenziale e commerciale al posto dell’ex filiale Fiat, tra via Guido Reni e piazza Carlo Alberto; il mercato ortofrutticolo lascerà spazio al Parco del mare per trasferirsi alle Noghere e, infine, al posto del centro meccanografico delle Ferrovie arriverà il museo scientifico Era.
San Vito e Campo Marzio, ieri e oggi. Prima buen retiro per eccellenza per triestini affamati di tranquillità; punto fermo per gli aficionados degli inserti immobiliari: comprare casa tra piazzale Rosmini, via Hermet e via Tigor era una certezza. Dai tempi della Seconda guerra mondiale a oggi, nulla, ma proprio nulla, era stato oggetto di rivoluzioni urbanistiche. Chi poteva permettersi cifre decisamente non popolari, metteva radici a San Vito, convinto che il letargo del mattone sarebbe rimasto insito nel dna della zona. Oggi, pur restando terra d’élite, con prezzi delle abitazioni che oscillano tra i 2.800 e i 3.300 euro al metro quadro, la zona vive una nuova - e da molti inaspettata e poco gradita - stagione di espansione edilizia.
Sono lontani i tempi in cui vista mare e verde fuori dal portone erano diritti «blindati» a San Vito. Oggi, pur restando, come confermato dagli agenti immobiliari, una delle aree «top» della città, le ruspe sono arrivate anche qui. Andando a sondare le opinioni di chi, nella zona, vive e lavora da tempo, la paura di un cambio, della nuova colata di cemento c’è e si sente. A far tremare è in particolare la rivoluzione che interesserà l’area compresa tra via di Campo Marzio, via Guido Reni, il lato Nord di piazza Carlo Alberto e via Gioacchino Murat. I lavori per la demolizione dell’ex filiale della Fiat sono partiti di recente e daranno alla luce un enorme complesso residenziale. La «Cmc spa», proprietaria dell’area, intende edificare 150 appartamenti, 800 posti auto, una nuova strada, tre aree verdi, tre accessi per le automobili e uno riservato ai soli pedoni. Si tratta di un’opera di grande rilievo, che verrà realizzata dalla ditta padovana «Vittadello spa», su un progetto redatto dallo studio Cervesi. I tempi per la realizzazione del nuovo complesso oscillano tra i 24 e i 30 mesi circa.
E il «caso Fiat» ha fatto diventare in un battibaleno un quartiere sonnacchioso, come San Vito, campo di battaglia tra comitati e costruttori. I «borghesi» hanno preso le armi e sono scesi in piazza, per dire «no» al nuovo «ospite» di mattoni di lusso con vista mare. Il comitato Campo Marzio, pur avendo perso un po’ delle speranze iniziali, continua a lottare per evitare la costruzione degli appartamenti nell’ex zona Fiat. «Vivo a San Vito dal 1952 e per decenni questo quartiere non è cambiato - spiega Dante di Ragogna, componente del sodalizio -. Solo sull’area a valle di via Locchi si è costruito, negli anni Ottanta: sono arrivati i palazzi della Marineria, del Lloyd Adriatico e di Friulia. Dal Dopoguerra ad oggi, in tutta la parte a monte di via Locchi, invece, non ci sono stati interventi edilizi rilevanti. È per questo che abitare qui è sempre stato un sogno per molti: verde, spazio e tranquillità. Nessuno si aspettava un cambiamento del genere. I palazzi che sono in costruzione avranno un forte impatto sull’area e noi cittadini non intendiamo stare a guardare».
Dopo anni di tira e molla, tra un ricorso e l’altro, oggi i lavori sono partiti, seppure in ritardo rispetto all’iniziale tabella di marcia. «Abbiamo i nostri avvocati e continueremo a lottare - aggiunge Dante di Ragogna - perchè siamo convinti che una costruzione di queste dimensioni a San Vito sia uno scempio, che porterà traffico e inquinamento, oltre a togliere a molti inquilini dei palazzi limitrofi la tanto amata vista mare».
San Vito e Campo Marzio guardano a un futuro di novità, con occhi particolarmente critici. Ma nonostante gli spettri del cemento, la zona rimane un «evergreen» che piace e probabilmente continuerà a piacere ai triestini. Qui si sentono le parlate eleganti dei «san vitesi» di vecchia data, rifugiati da decenni in quest’oasi di tranquillità a due passi dal centro; quella degli studenti di vecchio e nuovo insediamento (agli storici edifici dell’Università di Trieste in via Lazzaretto Vecchio, via dell’Università e largo Papa Giovanni si sono infatti aggiunti, negli ultimi anni, quelli di via Economo e di Androna Campo Marzio). Qui si concentrano quasi tutte le voci dell’informazione locale, dal Piccolo a Telequattro, da Radio Attività ad Antenna 3. Si è a pochi metri dalla Saccchetta, dalle Rive, e da San Giusto. È verde, tranquilla e ben servita. Piace per questo. E gli agenti immobiliari lo sanno bene.
«San Vito è una della zona più richieste - spiega Antonio De Paolo, presidente provinciale della Fiaip, la Federazione italiana agenti immobiliari professionali -. Ci vivono principalmente famiglie, professionisti e anziani, perchè le abitazioni sono abbastanza grandi. Solitamente vanno dagli 80 ai 200 metri quadri e quindi serve una certa disponibilità economica». la zona rimane quindi off-limits per gli under 35.
I prezzi per mettere mano su un appartamento tra piazzale Rosmini e via Bellosguardo? «Si oscilla tra i 2.800 e i 3.300 euro al metro quadrato - afferma De Paolo -. Gettonatissime sono le palazzine degli anni Quaranta, con una dimensione che va dai 150 ai 200 metri quadri. Si tratta di case molto spaziose ed eleganti, che piacciono sempre di più ai triestini. La gente vuole abitare a San Vito perchè è ancora un rione signorile, tranquillo e dove c’è disponibilità di parcheggio. Anche per questo è molto gettonata per l’insediamento di uffici».
Ma così come cambia la fisionomia del rione, scendendo verso via Tigor (sempre centrale e di pregio, ma meno verde e più intasata da auto e motorini) cambiano anche le dimensioni delle abitazioni e i prezzi. «Scendendo verso piazza Hortis - aggiunge De Paolo - si arriva da 2.500 fino a un massimo di 2.900 euro al metro quadrato -. Gli appartamenti sono più piccoli e piacciono molto ai giovani: c’è un vivace mercato degli affitti».
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