Traffici nel Mediterraneo: il porto di Trieste è leader

TRIESTE. Cresce in Italia la componente internazionale del nostro trasporto marittimo. Nel 2017 l’import-export via mare ha superato i 240 miliardi di euro, un aumento del 12,4% sull’anno precedente. Il 38% degli scambi commerciali italiani in valore avviene via mare. Questa percentuale però va oltre il 70% se si considera il dato dal punto di vista quantitativo. I porti italiani nel 2017 hanno superato il mezzo miliardo di tonnellate di merci e Trieste si è confermata al primo posto della graduatoria nazionale con 62 milioni di tonnellate di cui 43 milioni di petrolio. Ma importanti i risultati arrivano anche a livello nazionale dal segmento ro-ro che segna 107 milioni e +8,5% sul 2016: si tratta di un vero e proprio record considerando l’ultimo decennio e anche in questo caso il contributo fondamentale arriva da Trieste e dai suoi terminal dell’autostrada del mare con la Turchia che nel 2018, con Msc al Molo Settimo, sono diventati addirittura quattro. Sono questi alcuni dei dati presentati nei giorni scorsi a Napoli da Srm (Centro studi collegato al Gruppo Intesa Sanpaolo) nell’ambito della 5° edizione del Rapporto “Italian maritime economy” e frutto degli studi compiuti dall’Osservatorio di Srm sull’economia dei trasporti marittimi e della logistica.
Buona è stata definita la performance nelle rinfuse liquide, importante proxy della componente energetica dei porti, dove l’Italia si attesta sui 188 milioni di tonnellate con una crescita del 3,3%. Il traffico delle rinfuse liquide rappresenta più del 30% del traffico marittimo internazionale. Comprende in prevalenza la movimentazione di petrolio e derivati, il trasporto di gas e di prodotti chimici. I primi 5 porti rappresentano il 71% dell’intero traffico liquido nazionale e Trieste, con 43,7 milioni di tonnellate, grazie quasi esclusivamente al terminal dell’oleodotto transalpino della Siot, si conferma lo scalo italiano che movimenta i volumi più elevati, ma anche il primo di tutto il Mediterraneo. Nel nostro Paese è seguita da Cagliari e Augusta. Su scala nazionale, stabili gli altri tipi di traffico; sui container ancora non riusciamo a dare la spinta decisiva al dato che ci vede “ancorati” ai 10 milioni di teu ormai da anni. Ma Trieste che ha superato il dato di 600mila teu anche qui è in forte crescita. Continua però la corsa al gigantismo navale.
Dal 2012 al oggi la presenza di navi container nel Mediterraneo di dimensione superiore ai 13mila teu è aumentata del 37%, mentre quella del range 3mila-7mila è diminuita del 18,7%. Nel Mediterraneo 19 porti hanno superato la soglia del milione di teu e cresce il ruolo degli scali mediterranei rispetto al Nord Europa nel mercato containerizzato: dal 2008 a oggi il Nord Europa perde 6 punti percentuali (quota di mercato attuale 40%) mentre il Med guadagna 5 punti percentuali. (quota di mercato attuale 41%). Sorpasso operato dunque anche se, come detto, la sola Italia, nel suo complesso, è sostanzialmente ferma. Dal 2012 i traghetti ro-ro transitati nell’arco adriatico (Venezia e Trieste, ma in forte maggioranza si tratta dello scalo triestino) sono cresciuti del 39,2%, mentre nello stesso periodo sull’arco tirrenico (Genova, Livorno, Napoli-Salerno e Gioia Tauro-Messina) sono cresciuti soltanto del 15,4%.
Anche il rapporto di Srm assegna infine un ruolo cruciale alla nuova Via della Seta. La cosiddetta Belt and road initiative attiverà circa 1.400 miliardi di dollari di investimenti infrastrutturali per realizzare e rafforzare opere marittime, stradali, aeroportuali e ferroviarie. Sino a oggi sono stati censiti progetti pari a 41 miliardi di dollari di cui il 20% nei porti. Gli investimenti consentiranno alla Cina di realizzare, al 2020, un export nei Paesi interessati di circa 780 miliardi di dollari ed un import di 570. Gli investimenti della Cina in porti e terminal del Mediterraneo hanno già toccato i 4 miliardi di euro.
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