Tre dipendenti positivi al coronavirus, il Comune di Trieste ordina la serrata totale

Altri due contagi dopo il caso registrato all’Anagrafe. Isolati sette vigili urbani. Delibera di Lobianco: tutti a casa in ferie o da remoto, restano i servizi essenziali
Il Municipio di Trieste e una piazza Unità deserta (Foto Francesco Bruni)
Il Municipio di Trieste e una piazza Unità deserta (Foto Francesco Bruni)

TRIESTE. Sale a tre il numero di dipendenti comunali positivi al coronavirus. In seguito alla conferma del primo caso di positività, ufficializzato domenica 8 marzo, 50 dipendenti municipali erano stati sottoposti a tampone: ieri l’assessore Michele Lobianco, titolare delle deleghe ai servizi demografici e alla risorse umane, ha confermato che i test hanno fatto scoprire altri due contagi.

Sia il primo contagiato che gli ultimi due positivi al Covid-19 sono impiegati dell’ufficio anagrafe. Le loro condizioni, peraltro, non preoccupano. Il primo contagiato, addirittura, ha già superato il periodo di quarantena (era a casa dal 28 febbraio). Gli altri due contagiati erano in quarantena già da una decina di giorni e per loro il periodo di isolamento si concluderà a breve. Si tratta di impiegati che lavorano abitualmente nel “back office”, senza avere un rapporto diretto con il pubblico. Anche per questo il numero di persone entrate in contatto con loro è stato di fatto limitato a un numero non elevato di colleghi.

Sette isolamenti, inoltre, sono scattati tra il personale della polizia locale. Il primo è stato un agente che lavora in ufficio nella caserma di via San Sebastiano: entrato in contatto con una persona risultata poi positiva al virus, aveva deciso una settimana fa di mettersi in isolamento volontario. Il piano su cui lavora è stato isolato e in via precauzionale anche 6 colleghi, entrati in contatto con lui, sono a casa.

Ciò premesso, l’amministrazione municipale accelera per estendere al massimo il ricorso allo smart working. Alle fine della scorsa settimana erano già più di 300 coloro che lavoravano tra le mura domestiche. Oggi l’assessore Lobianco porterà in giunta una delibera per consentire a tutti i dipendenti comunali di restare a casa sia con lo smart working sia con il ricorso ad altri istituti contrattuali (ad esempio si potrà optare per un periodo di ferie, sfruttando quelle pregresse). «La parola d’ordine – ha sottolineato Lobianco –, che non ci stancheremo mai di ripetere, è sempre la stessa: “si deve stare a casa”. E colgo l’occasione per ringraziare nuovamente tutti i dipendenti comunali per la disponibilità che stanno dimostrando in questo periodo così delicato. Abbiamo profuso un impegno considerevole per riuscire ad avviare in modo diffuso e capillare il “lavoro agile in emergenza”, ma il risultato è decisamente positivo ».

Gli uffici comunali di Trieste, insomma, si spopolano per contribuire a contenere il rischio di contagio, ma sarà una “serrata” solo apparente. Il lavoro amministrativo dei dipendenti, come detto, continuerà in sede domestica. Inoltre, per quanto riguarda i rapporti col pubblico, «i servizi essenziali – ha rimarcato Lobianco – saranno comunque garantiti, così come quelli online. E per esigenze urgenti è sempre possibile telefonare». Resta aperto dalle 9 alle 13, al piano terra di passo Costanzi 1 il nuovo “punto di contatto” che era già operativo nei giorni scorsi alla sala “Tergeste” di piazza Unità, dedicato esclusivamente alla ricezione delle denunce di decessi e delle dichiarazioni di nascita (queste ultime previa prenotazione di appuntamento al 345 7197132). Per emergenze di Stato Civile va inviato un messaggio di posta, indicando il proprio recapito telefonico, scrivendo a asc@comune.trieste.it. Continuerà per tutta la settimana la chiusura degli uffici dei servizi demografici centrali e decentrati (centri civici) per completare gli interventi di sanificazione e riallestimento.

Intanto ieri si è svolta una riunione tra i rappresentanti dei lavoratori e l’amministrazione comunale (c’era il segretario generale Santi Terranova). Un incontro di carattere tecnico per definire alcune questioni operative sui vari servizi, dalla polizia locale alle case di riposo, e sulla reperibilità del personale.

In tema sindacale, da registrare l’intervento di Michele Piga, segretario provinciale della Cgil: «Serve un’iniziativa forte a sostegno degli operatori della sanità, che stanno garantendo il presidio nel settore più colpito dall’epidemia e questo dovrà poi farci riflettere sugli investimenti necessari per la sanità pubblica. Occorre un metodo omogeneo per tutte le categorie di lavoratori pubblici e privati, tutti coinvolti nel problema della mancanza dei dispositivi di protezione individuale. Il nodo dei Dpi va sciolto immediatamente. —


 

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