Trieste, addio a Mario “Gigi” Stigliani orefice dal cuore rossonero
Era chiamato con il diminutivo del nonno, Luigi Laurencich, fondatore della storica bottega di famiglia “Laurenti di Stigliani” nel 1919

Mario “Gigi” Stigliani, l’orefice – e non il “gioielliere”, come era solito ricordare – di via della Ginnastica è mancato mercoledì mattina, all’età di 88 anni, circondato dall’affetto di chi gli voleva bene.
Mario, ma in città tutti lo chiamavano “Gigi”, e lui ci teneva molto. Era il diminutivo del nonno, Luigi Laurencich, fondatore della storica oreficeria di famiglia “Laurenti di Stigliani” fondata più di cent’anni fa, nel 1919. Anni in cui le fedi matrimoniali venivano ancora fuse in stampi scavati negli ossi di seppia, e in cui l’abilità manuale era ancora tramandata da nonno in nipote e conservata con una certa sacralità.
Nato il 3 agosto 1936 in via delle Docce, Gigi iniziò a lavorare in quell’oreficeria ancora giovanissimo, ad appena diciott’anni: una vita passata dietro al bancone, da quando una malattia lo costrinse ad abbandonare la carriera calcistica intrapresa da ragazzo, ma portata avanti fino all’ultimo con passione e non poche soddisfazioni.
Il primo calcio lo tirò nel settore giovanile della Triestina, arrivando fino alle riserve; poi l’esperienza al Muggia, la Fortitudo, il Monfalcone. Fino a indossare la casacca rossonera della squadra del suo rione, il San Giovanni, società cui Gigi rimarrà legatissimo anche dopo aver appeso i tacchetti al chiodo, ricoprendone il ruolo di presidente. Una carriera sportiva interrotta prima del dovuto, attorno ai trent’anni, ma che non gli fece mancare importanti traguardi.
Al figlio Paolo, che ne seguirà le orme in negozio come sul campo da pallone, Gigi amava raccontare di quell’epica partita disputata tra le giovanili della Triestina e della Roma. Era il 1954, Trieste era tornata all’Italia proprio quell’anno e lo stadio Olimpico era gremito di tifosi.
Al ritorno da quella leggendaria trasferta, Gigi entrò dunque a lavorare in oreficeria, affinando il mestiere e tramandandolo alle generazioni: da quel giorno non ha mai smesso di lavorare, e accogliere i tanti clienti di via della Ginnastica con un sorriso e i suoi irriverenti aneddoti sportivi.
Oltre al figlio Paolo, Gigi lascia la figlia Cristina, che ne ha seguito le orme all’interno dello storico negozio, la moglie Emanuela con sua figlia Barbara e i nipoti Jessica (anche lei dietro al bancone di “Laurenti di Stigliani”), con Jennifer, Alessandro e Aleksej. Il funerale verrà celebrato sabato a Sant’Anna: quanti vorranno potranno salutare Gigi a partire dalle 9.50 nella Sala Azzurra del cimitero. Seguirà la messa alle 10.50.—
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