Trieste, caccia ai privati per rivoluzionare il Mercato coperto

TRIESTE Rivoluzione in vista per il Mercato coperto. All’orizzonte, infatti, ci sarebbe un soggetto privato deciso a rilanciare la storica struttura. In che modo? Aprendo all’interno un supermercato chiamato a fare da attrattore, creando una zona dedicata alla ristorazione al piano superiore, e consentendo alle “venderigole” che vi operano attualmente di restare in alcuni spazi, ma con regole ben definite. Una soluzione ben vista dal Comune che, dopo aver investito circa 250 mila euro per sistemare l’edificio di via Carducci senza però ottenere grandi risultati a livello di rilancio dell’offerta dei singoli venditori, ha deciso di imboccare una strada diversa. Gli uffici comunali stanno già predisponendo la documentazione tecnica utile a pubblicare, entro fine primavera, una consultazione preliminare di mercato, propedeutica alla predisposizione di un bando di gara per la riqualificazione e la gestione del Mercato con il sistema del project financing.
Un progetto misto, dunque, pubblico e privato, che lo trasformi tenendo conto dei paletti posti dalla Soprintendenza. Da una prima stima, per convertire quegli spazi in una realtà commerciale che coniughi tradizione, storia e modernità diventando un’attrazione anche turistica, servirebbero dai 3 ai 4 milioni di euro. Alcune realtà delle grande distribuzione si sono già fatte avanti, predisponendo anche dei rendering del progetto che intenderebbero realizzare. «Sto continuando a ricevere operatori che chiedono di affittare spazi all’interno - premette l'assessore al Commercio, Lorenzo Giorgi - ma sto portando avanti concretamente anche l’altra ipotesi del project financing. Il Comune da solo non può sostenere l’investimento, serve un’idea imprenditoriale forte e finanziamenti che la supportino. Ho personalmente anche contattato la società “Human Company” per raccogliere idee e valutare un loro interessamento». La società di cui parla Giorgi è la stessa che, con un format enogastronomico innovativo, ha rilanciato a Firenze lo storico mercato di San Lorenzo, replicando l’esperienza a Roma alla Stazione Termini. «Che questa amministrazione punti ad un rilancio del Mercato coperto lo testimoniano i tanti interventi fatti negli ultimi anni, - evidenzia l'assessore -. Abbiamo ritinteggiato oltre 5 mila metri quadrati di pareti, risolto il problema dei colombi, sistemato le serrande dei box, i servizi igienici, predisposto una sorta di segnaletica che indica i diversi operatori e che verrà introdotta a breve, sistemato delle luminarie per Natale, organizzato diverse iniziative per far scoprire anche ai più giovani quella serratura. Quello che avevo promesso l'ho fatto, ma gli operatori non possono pensare che il Comune provveda anche a portare clienti o a fare pubblicità».
Se il “contenitore” ha subito un significativo intervento di maquillage, altrettanto non si può dire per l’offerta commerciale. Ogni operatore apre e chiudere quando vuole, alle 14 il mercato è già vuoto e frutta e verdura vengono coperte con lenzuola e stracci. Negli ultimi mesi molti commercianti se ne sono andati, altri che avevano prenotato mesi fa degli spazi sono spartiti. Oggi i banchi occupati sono una trentina. Per uno spazio al piano terra si pagano 150 euro al mq all’anno, 105 euro al piano superiore ormai deserto. In pratica, per un banco da 9 mq, si pagano meno di 4 euro al giorno, incluse le spese. «Lì dentro il tempo si è fermato, - valuta Giorgi -. Le dinamiche di mercato fuori da quei muri sono cambiate. La realtà un po’ fiabesca e da altri tempi del Mercato coperto può avere anche un fascino, ma dal punto di vista commerciale, imprenditoriale e turistico non funziona più».
Ogni progetto sul futuro dell’edificio dovrà tenere conto delle volontà di Sara Davis: la figlia del ricco commerciante inglese che donò l’immobile al Comune, inserì infatti una clausola per garantire alle “venderigole” di restare per 100 anni all’interno della struttura. Come verrà assicurato il rispetto di questo impegno in caso di un intervento privato dentro quegli spazi? «Si può pensare a degli spazi riservati per i venditori di frutta e verdura, ma ovviamente con l’obbligo di seguire certi standard e orari stabiliti, - prevede Giorgi -. Chi vorrà andarsene, invece, potrebbe trovare un accordo con il privato per una liquidazione. E magari spostarsi in altri mercati esterni». —
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