Trieste città digitale: indaga la Corte dei conti

di Corrado Barbacini
Trieste città digitale è finita nel mirino della procura della Corte dei conti. Il procuratore Maurizio Zappatori ha disposto l’acquisizione di una serie di documenti relativi ai rapporti tra la società e il Comune. L’ipotesi è che attraverso una triangolazione degli incarichi passata attraverso Media Tecnologies, sia stata fatta lievitare apposta la spesa da parte del Comune per la gestione del portale internet. La vicenda è stata tirata in bello pochi mesi fa dal sindaco Roberto Cosolini che aveva chiesto alla giunta di effettuare un approfondimento. E ora appunto è entrata in azione la procura contabile.
Sotto la lente uno degli ultimi atti formali della giunta Dipiazza che assegnava a un partner privato all’interno delle amministrazioni pubbliche coinvolte in Tcd (Camera di commercio, Autorità portuale, Amt, Promotrieste, Fernetti Spa, Ater e Ezit) e cioè alla Media Tecnologies la gestione dei servizi web (portale Tcd e cose collegate) per i prossimi 15 anni.
La Media tecnologies fa riferimento all’immobiliarista Manlio Romanelli, già al centro di diverse indagini della procura ordinaria. I chiarimenti cercati oltre che dal sindaco anche dalla procura della Corte dei conti hanno a che fare con la stessa struttura di Trieste città digitale. In pratica: c'è una società di capitali (Trieste città digitale) che si fa assegnare un incarico da uno dei suoi soci pubblici (il Comune) per poi semplicemente girare all'unico socio privato (Media Technologies Srl, appunto) lo svolgimento di quello stesso incarico. Che, detto per inciso, riguarda la gestione del portale www.comune.trieste.it e altre applicazioni telematiche ente-cittadino, la realizzazione della rassegna stampa e servizi software-correlati, per un importo girato dal Comune a Tcd che nel 2009 era stato superiore ai 700mila euro.
Le indagini della procura puntano a chiarire se il partner privato sia stato scelto nel 2010 con regolare procedura di gara. Ma nei fatti, la Media Technologies è stata l'unica azienda a partecipare, singolarmente dopo che lo stesso consiglio comunale, l'anno scorso, si era espresso a favore di «una gara ad evidenza pubblica mirata a trovare un altro socio privato mediante procedura aperta, trasparente e non discriminatoria» e ne aveva dato mandato all'allora sindaco Dipiazza.
Il dubbio più pesante riguarda però il fatto che Tcd è una società mista pubblico-privata ma si differenzia da altri casi dove il pubblico apporta il capitale e la committenza, il privato il capitale e le tecnologie e la società, alla fine, opera. Tcd, nei fatti, non ha dipendenti, non ha struttura e si avvale interamente del partner privato. Se non è una scatola vuota, poco ci manca.
In pratica è legata mani e piedi al partner privato, almeno fino al 2025.
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