«Trieste città ideale per diventare capitale della cultura europea»

Il rettore Peroni: «Nel Settecento era la “nostra” Philadelphia Non c’è solo la Mitteleuropa nella sua identità internazionale»
Di Fabio Dorigo

Altro che Mitteleuropa. Philadelphia. Morbida, fresca e cremosa. Come il formaggio Kraft. Trieste, aspirante capitale europea della cultura 2019, rischia molto sui luoghi comuni. La Mitteleuropa è una vera maledizione. E rischia di portare all’improbabile gemellaggio con Bolzano. “Trieste o del nessun luogo” come titola il mitico saggio di Jan Morris. Nessun luogo. Appunto. È Francesco Peroni, magnifico rettore dell’Università di Trieste e presidente del Politeama Rossetti, a cambiare scenario. «Un’ipotetica candidatura di Trieste a capitale europea della cultura avrebbe indubbi punti di forza, per ciò che concerne il prestigio culturale della città e il suo peculiare profilo storico, che le valse, in passato, la definizione di “Philadelphia d’Europa”». Trieste, insomma, ha le carte in regola come “Philadelphia d’Europa” per tentare la corsa a capitale europea della cultura. Una sfida che si può vincere. L’importante è fare tesoro delle esperienze passate ed evitare di ripetere gli errori. Una preoccupazione dopo la catastrofica vicenda dell’Expo. «L’importante è che non si replichi, come per analoghe sfide del passato, il vizio a disperdersi in polemiche e divisioni che rischiano di compromettere operazioni altrettanto ambiziose. Mi auguro che stavolta ci sarà una coesione di volontà istituzionale. Che l’unità d’intenti sia corale. In questo modo si può entrare nella competizione con la massima energia». Una premessa non indifferente visto che la candidatura di Trieste arriva per ultima dopo il forfait di Venezia. E le concorrenti si chiamano Ravenna, Mantova, L’Aquila, Matera. «Il ritiro di Venezia - spiega Peroni - si lega al minor interesse di quella città di quei flussi turistici. In effetti Venezia ha persino il problema opposto: la sovrappopolazione turistica. Una cosa che non riguarda Trieste. Non credo debba destare imbarazzo il fatto che Trieste si candidi a subentrare a un candidato che rinuncia. Le motivazioni della rinuncia non ci appartengono». E la Philadelphia d’Europa? «Nelle cronache del ’700 veniva definita così Trieste. È una citazione che ho trovato in una pubblicazione di Anita Pittoni che si intitola “L’anima di Trieste”. Si racconta degli albori della città emporiale». Non solo Mitteleuropa, insomma. «Trieste non è solo mitteleuropea. Mitteleuropea è la sua storia. Philadelphia d’Europa indica invece un’identità più larga del centroeuropa. I pioneri che arrivano qui, come in America, da ogni parte del mondo, per sviluppare i traffici commerciali. Uomini nuovi che fecero grande la città». Resta la candidatura? Trieste ha più chance come città mitteleuropea o come Philadelphia d’Europa? «L’importante è la coesione tra tutte le istituzioni - conclude Peroni -. Serve un impegno corale. La città ha i numeri molto più di altre città italiane». Una candidatura morbida, fresca e cremosa.

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