Trieste dà l’addio allo storico Panzarasa

Alla fine, dopo una lunghissima battaglia, il suo cuore già assistito da sette by-pass ha ceduto. Ieri un infarto ha definitivamente piegato a 90 anni Carlo Alfredo Panzarasa, ex imprenditore con un passato da combattente nella Repubblica sociale italiana. Una pagina di storia che aveva cercato di raccontare mettendo insieme oltre 5mila tra libri e riviste, divise, cimeli e distintivi, filmati e più 20mila immagini anche inedite. Materiali raccolti e catalogati all’interno della sede triestina delll’Istituto di ricerche storiche e militari dell'età contemporanea che porta il suo nome.
Panzarasa era nato a Parigi da genitori italiani che, dalla Lomellina, avevano poi trovato forruna nella capitale francese agli inizi del Novecento. Il padre era editore, la madre stilista. Una vita agiata con il ricordo dell’Italia nel cuore. Ma dopo l’8 settembre 1943, la situazione degli italiani in Francia peggiorò decisamente. «Oltre a macaronì, venne loro affibiato per scherno un altro nomignolo, caporetò, dalla disfatta del ’17», spiega Andrea Vezzà, che ha curato un libro su Panzarasa e ordinato materiale del suo Istituto storico. Peggio ancora, si dissolvono tutti i riferimenti che la comunità italiana aveva: ambasciata, consolato e altro. Per Panzarasa, è troppo: si reca a Bordeaux, sede della base sommergibili, e si arruola con altri 300 connazionali circa nel Reggimento San Marco. «Una scelta non politica ma etica, ideale, come può esserlo a 17 anni» racconta Vezzà. Saranno trasferiti in Italia e molti, come lui, finiranno col seguire le sorti della Decima Mas. Poi la pace, una vita dedicata al commercio, molti anni dopo una moglie triestina, Marina Marzi, e la voglia di non dimenticare quella pagin di storia con l’omonimo Istituto di ricerche.
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