Trieste, «Da Mediaworld condotta antisindacale»

Nel giorno dello sciopero dei lavoratori contro le politiche aziendali, la Cgil denuncia: «Chiamati dipendenti da altre sedi»
Il negozio Mediaworld all’interno delle Torri d’Europa (foto Lasorte)
Il negozio Mediaworld all’interno delle Torri d’Europa (foto Lasorte)

TRIESTE Lo sciopero nazionale dei dipendenti Mediaworld ha coinvolto ieri anche quelli di Trieste. A indirlo Filcams Cgil, Fisascat Cisl e Uiltucs con lo scopo di contrastare le politiche previste dall’azienda per fronteggiare una crisi interna. All’esterno delle Torri d’Europa, sul lato di via Svevo, si è assembrato durante la mattinata un presidio di una ventina circa di dipendenti, una dozzina provenienti dal punto vendita del centro commerciale e i restanti da quelli di Villesse e Monfalcone. Nel frattempo, il negozio Mediaworld delle Torri ha proseguito la sua regolare attività, anche in seguito alla chiamata di alcuni dipendenti da Udine per coprire i turni degli scioperanti.

Trieste, Mediaworld a rischio, addetti in sciopero


«Sono stati chiamati altri dipendenti da altri punti vendita, il che costituisce un comportamento antisindacale», denuncia Chiara Coletti di Filcams Cgil. In più, è stato avvistato più volte il direttore del punto vendita intento a controllare chi partecipasse allo sciopero, atteggiamento percepito dal presidio come intimidatorio. Il rischio che incombe sul punto vendita Mediaworld di Trieste è lo stesso che riguarda tutta la catena a livello nazionale: la chiusura a causa di una situazione economica difficile della società Mediamarket, che gestisce i negozi del marchio. Dopo l’annuncio delle chiusure dei punti vendita di Grosseto e Milano, durante l’incontro coi sindacati a Roma del 16 febbraio, l’azienda ha comunicato che da ora in poi resteranno aperti solo i negozi che si sorreggono autonomamente dal punto di vista economico. Decisione che preoccupa comprensibilmente la trentina di dipendenti locali di Mediaworld.

«Solitamente l’affluenza degli acquirenti al negozio è bassa – affermano alcuni dipendenti in sciopero – e quando invece si verifica una maggior presenza, dato che siamo solo uno per reparto, diventa difficile gestire la clientela, che quindi si spazientisce e rischia di andarsene».

Lo sciopero prendeva di mira anche la decisione di eliminare a partire dal 1° maggio, Festa dei lavoratori, le maggiorazioni per il lavoro domenicale e di non riconoscere più il bonus presenza. Il taglio dei bonus previsto metterebbe in seria in difficoltà specialmente i lavoratori con un contratto part-time. «Questo tipo di contratto – spiega la sindacalista Coletti – a Trieste è utilizzato soprattutto da donne, molte mamme single, che lavorano solo nei fine settimana e che grazie a quei bonus riuscivano a portare a casa uno stipendio». Inoltre, i dipendenti del presidio sindacale denunciano lo stravolgimento degli orari lavorativi per i contratti a tempo pieno, ai quali è stata inserita una pausa di un paio d’ore durante la giornata, passando dall’orario 9-15 a quello attuale, che li tiene in negozio dalle 10 alle 19 per sei giorni alla settimana con un conseguente impatto negativo sulla loro vita personale.

 

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