Trieste: dai portafogli ai cellulari raffica di furti in corsia

Denunce in aumento per colpi messi a segno nei reparti di Cattinara e Maggiore L’ultimo blitz domenica. La Cgil: «Il personale non può fare anche la guardia»
L'ospedale di Cattinara
L'ospedale di Cattinara

TRIESTE L’occasione fa l’uomo ladro, si dice, tanto più per chi non ha scrupoli davanti a un ammalato steso in un letto, magari intubato e incapace di muoversi. Una borsetta, un portafoglio, un cellulare, possono sparire molto facilmente a Cattinara e al Maggiore.

In corsia non ci sono controlli, entra chiunque, e i furti viaggiano al rimo di due al mese avverte la questura. Pochi o tanti? Difficile dirlo, ma pensare di non potersi fidare non contribuisce di certo alla serenità di pazienti e parenti. E di contromisure, da parte del management, non se ne vedono: la direzione sanitaria, ripetutamente contattata attraverso la segreteria, su questo non risponde.

Razzia di scarpe dagli spogliatoi dell'ospedale
Mendicanti al "lavoro" all'ospedale San Polo (Foto Bonaventura)

L’ultimo fatto è accaduto recentemente, nella notte tra domenica e lunedì scorsi, a una settantenne ricoverata nel reparto di Pneumologia, all’undicesimo piano della torre medica. È la donna malata di legionella, il cui caso è diventato pubblico a causa della rarità dell’infezione e delle verifiche avviate dall’Azienda sanitaria per individuare gli ambienti in cui la signora potrebbe aver contratto il batterio.

Attorno alle sette del mattino la paziente si è accorta che lo smartphone Samsung che aveva messo in carica appoggiandolo sul comodino, era improvvisamente sparito. Il furto è dunque avvenuto mentre la settantenne dormiva, attaccata all’ossigeno. «Io me ne sono andato via alle dieci di sera - racconta il figlio - e mia mamma subito dopo ha chiamato papà per dargli la buonanotte. Quindi è stata derubata nelle ore notturne. La mattina, quando abbiamo tentato di chiamarla, il telefono era spento e ci siamo anche preoccupati perché non riuscivamo a sentirla. Per fortuna una compagna di stanza le ha prestato il suo e ci siamo tranquillizzati».

La famiglia, dopo aver riferito tutto ai medici e agli infermieri, ha denunciato il furto alla polizia postale anche perché in quel Samsung sono contenute informazioni delicate: il cellulare è di proprietà del marito, ispettore bancario, che all’interno del telefono conserva alcuni dati sulle indagini condotte da varie procure d’Italia.

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Lasorte Trieste 17/01/13 - Ospedale di Cattinara, Direzione, Conferenza Stampa

Difficile che l’autore del furto sia stato un altro paziente, dal momento che in quel reparto sono ricoverati molti anziani con problemi polmonari e che a malapena riescono ad alzarsi dal letto. Più probabile, insomma, qualcuno del personale o un esterno che si aggira di notte tra le corsie. Circostanza già all’attenzione della questura che, da gennaio, ha registrato un totale di diciassette denunce per fatti analoghi. Quasi due al mese, ma comunque in calo stando alle ricostruzioni degli agenti.

Non tutti peraltro la passano liscia: non molto tempo fa un uomo, stavolta un malato ricoverato per un periodo prolungato, era stato sorpreso a rubare nelle stanze. Non una, ma varie volte. Un vizio che gli ha comportato guai giudiziari.

All'ospedale sparisce un po’ di tutto: portamonete, catenine, anelli e, naturalmente, i moderni smartphone. L’invito delle forze dell’ordine, secondo cui il fenomeno non deve destare allarme trattandosi di furti occasionali e non sistematici, è di non lasciare nulla di incustodito. «Il problema certamente esiste - confermano dalla questura - fatti di questo genere si verificano, come noto, anche se non in modo così elevato».

D’altronde l’accesso è libero: oltre a medici, infermieri, Oss, inservienti, volontari e addetti al trasporto, a Cattinara passano di continuo centinaia di persone, senza alcuna sorveglianza. «Un problema che esiste da sempre - rileva Rossana Giacaz (Cgil) - ma il personale in servizio in corsia già non riesce a occuparsi pienamente dell’assistenza, figuriamoci se può fare anche da guardia».

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