Trieste, dalla Bohème a Nilla Pizzi la vita in musica di Corinna

A 103 anni la decana degli abbonati del Verdi è stata festeggiata in sala dall’orchestra
Corinna Puri Bellini fotografata nel salotto della sua casa triestina
Corinna Puri Bellini fotografata nel salotto della sua casa triestina

TRIESTE Si chiama Corinna Puri Bellini, è nata a Roma e ha fatto 103 anni in ottobre. Qualche giorno fa l’hanno premiata come decana degli abbonati al teatro Verdi e anche l’orchestra ha suonato per lei. Nel quartiere le conoscono bene: va a far la spesa da sola, chiacchiera col parrucchiere e il macellaio.

Due volte l’ho incontrata per strada e alla fine non ho resistito. Le ho telefonato, suonato al settimo piano di casa sua, e lì, davanti a una vetrata sul mare e i tetti di Trieste, le ho fatto un po’ di domande.

Signora Bellini, dov’è finita la sua badante? Macché badanti, piuttosto vado in casa di riposo. Tre anni fa ne ho avuta una perché mi ero rotta una gamba, ma non sapeva far da mangiare, e così dovevo io badare a lei. Insomma, cucinavo io.

Cosa mangia oggi a pranzo? Tagliatelle col ragù di salsiccia, un po’ di carne e insalata. Ieri mi sono fatta un carciofo fritto. I carciofi so’ boni. Li tagli a fettine, poi farina e uovo. Mangio di tutto. Niente diete.

Scusi ma chi le governa la casa? Una signora che viene quattro ore la settimana. Di più non serve.

E la spesa? Qualcosa mi arriva a casa. Ma certe cose me le vado a comprare da me. E vado dal parrucchiere, a Opicina.

Come passa il tempo? Leggo. Guardo la Tv. Fino a ieri lavoravo all'uncinetto. Le tende della cucina le ho fatte io, punto crocetta.

La platea del Verdi
La platea del Verdi

Amici? Alla mia età si resta soli. Ti restano i figli, e io ne ho due. Due femmine, sposate, che vivono qui a Trieste. Di amica me n’è rimasta una, ma abita lontano. Fino all’anno scorso ho fatto volontariato per le donne operate al seno. Ma ora basta, vado in pensione.

Lei è un fenomeno. Lo pensano anche i medici. L’hanno scorso ne sono venuti tre da Milano a farmi l’interrogatorio. Una ricerca sui centenari, che pare che qui siano parecchi. Mi hanno fatto anche scrivere, disegnare, per capire se non ero diventata scema....

Si sente in gamba? L’importante è che funzioni la testa. Poi è meglio morire.

Racconti: quando e dove è nata? Nel 1912, a Roma, in via Buoncompagni. Al pianoterra di casa mia c’erano ancora le mucche.

Da quanto tempo è a Trieste? Da 71 anni. Ci siamo trasferiti nel giugno del ’44 e andammo a vivere all’università. Mio marito ci lavorava. C’erano ancora i Tedeschi. Fu un viaggio infinito.

Dica. Caro signore la mia vita è un romanzo, ci mettemmo quattro giorni. Arrivai che pioveva a dirotto. Avevo due bambine e nove valigie. Non era più il tempo che si ballava al Castello di San Giusto. C’era la guerra. Piansi per giorni.

Poi s’è trovata bene? Qualcuno mi chiamò “pignatta sporca” perché venivo dal Sud...

Ma oggi la città le vuol bene. Al teatro Verdi mi hanno fatto una festa incredibile. L’orchestra ha suonato “Il soldato innamorato”. E giù applausi.

La musica le fa bene, pare. Ho sempre cantato in casa. Anche quando guidavo la macchina, nei viaggi più lunghi.

Mi canta una canzone della sua giovinezza? Quelle le ho quasi dimenticate. Mi ricordo solo quelle nuove, Nilla Pizzi eccetera.... Il sovrintendente del Verdi ha detto che sono la dimostrazione che la musica allunga la vita. Potrei fare campagna abbonati.

È tanto che va teatro? Andavo all’opera anche in guerra. Ricordo che una sera, durante la Bohème, ci fecero uscire per l’allarme aereo. Tornai a casa e c’era mio marito ad aspettarmi alla finestra.

Ricorda l’occupazione jugoslava? Hanno fatto man bassa di tutto. Compresi gli arredamenti della Vulcania e della Saturnia che erano stati portati all’università. Però mi hanno rifatto i tacchi delle scarpe.

E gli Americani? Quando sono entrati a Roma, un autoblindo con soldati ubriachi ha investito e ammazzato mio padre sul marciapiede. Era appena tornato dalla guerra. Per sopravvivere mia madre doveva cucire cento paia di braghe militari la settimana. E dire che era stata guardarobiera della regina Margherita.

La regina Margherita
La regina Margherita

Mamma era severa con lei? Fin che sono rimasta in casa mi ritirava la busta dello stipendio e controllava gli spasimanti. Un giorno intercettò la lettera di uno che mi fissava un appuntamento. Ci andò lei, e quello non s’è visto più.

Suo marito come l’ha convinta? Ha chiesto la mia mano. Poi ha mostrato le braccia e ha detto: ho queste come dote. Era un gran bell’uomo. E anch’io ero carina, sa? Oggi sono da buttare...

E lei che gli ha detto? O mi sposi entro due anni e mezzo o non se ne fa niente. Avevo ventisette anni e mezzo e non volevo andare oltre i trent’anni.

È stata severa anche lei con le sue figlie? Le ho tenute d’occhio fino al matrimonio, questo è sicuro, e loro me lo rimproverano ancora. Ma mi creda, è meglio così. Oggi è tutto cambiato, hai ’ste ragazze con le cosce di fuori, che poi non vengano a lamentarsi se qualcuno allunga le mani.

Che ne pensa del mondo d’oggi? Troppi ladri e briganti. Non vorrei che venisse un’altra guerra.

E i giovani? Mi fanno pena, non gli abbiamo lasciato nulla. I genitori non hanno tempo per loro, devono lavorare. Oggi se non sgobbano mamma e papà non si arriva a fine mese. E poi c’è la droga che arriva già alle elementari.

Si stava meglio quando si stava peggio? Una volta c’era più rispetto. Oggi la gente fa pipì per strada, non raccoglie la cacca dei cani, non ci sono pubbliche latrine e i marciapiedi sono un percorso di guerra. Lo dica al sindaco.

Si considera casalinga? Ho lavorato a Roma prima della guerra, nello studio di un architetto, poi all'aeroporto del Littorio. Ma qui a Trieste sono rimasta a casa. Non è che mi piacesse. Dovevo.

Pensione? Ho la minima di mio marito, 203 euro al mese. Anzi 201, perché me ne hanno levati due e m’hanno fatto pagare gli arretrati. E per avere la ricevuta ho dovuto fare la fila allo sportello. Per fortuna mi aiutano le figlie.

Gli uomini vivono meno delle donne. Come lo spiega? Noi lavoriamo sempre e non andiamo mai in pensione. Loro sì. E quando ci vanno muoiono. Non sanno battagliare come noi.

Vuol dire che siete meglio dei maschi? Siamo abituate a difenderci di più. Siamo più furbe e in certe cose anche più intelligenti. Nell’uomo c’è qualcosa che non funziona. Chi ha figlie femmine ha meno problemi.

E le donne triestine? Si danno un sacco di arie e si suda sangue per legare con loro. Poi però diventano amiche sul serio. Nel dopoguerra Trieste era l'unica città d'Italia in cui le donne andavano al bar da sole.

E lei? Ho imparato subito a fare lo stesso. Era troppo bello.

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