Trieste e Gorizia accelerano su “Confindustria giuliana”

TRIESTE. Le due “filiali” confindustriali di Trieste e di Gorizia insieme, affratellate dalla geografia e dalle dimensioni: se ne era ampiamente parlato, poi l’argomento aveva un po’ perso di fragranza.
Ma adesso Sergio Razeto e Giuseppe Bono, presidenti rispettivamente di Trieste e di Gorizia, riprendono l’iniziativa, mirata a un’integrazione delle due associazioni: una nota di palazzo Ralli accenna in maniera esplicita alla “costituzione di una Confindustria Giuliana sulla base dell’unione delle due territoriali esistenti”.
Tre obiettivi coordinati sono il propellente del progetto: efficienza dei servizi, riduzione dei costi, maggiore rappresentatività (anche nei confronti dei vicini friulani?). E sia ben chiaro - puntualizza excusatio non petita il comunicato confindustriale - che questa aggregazione all’insegna della giulianità nulla ha a che spartire con il dibattito politico-istituzionale in corso sul riassetto amministrativo delle due Province.
Per far in modo che l’ipotesi di integrazione non termini i suoi giorni negli archivi, i direttivi triestino e goriziano hanno ritenuto di affidare compiti di “capo-progetto” a Federico Pacorini e Gianfranco Di Bert, entrambi “past president” delle rispettive associazioni: la duplice esperienza organizzativa e imprenditoriale li rende, a giudizio confindustriale, atti a pilotare la fase “istruttoria” dell’auspicata unione.
Altro ragionamento, su cui poggia l’idea di accomunare i destini “confinari”, è che di fatto i territori interessati già condividono, con due porti e un aeroporto, una buona dotazione infrastrutturale. E non difettano le aziende importanti, a conferire peso all’operazione. Insomma, la “griglia” di partenza sarebbe già pronta per partire alla volta del soggetto unico.
Le ragioni sembrano esserci, i “cocchieri” sono stati individuati, Roma incoraggia un processo di razionalizzazione organizzativa che sarebbe tra i ptimi in Italia, mancano però un piano dettagliato e un cronoprogramma che scandisca e suggerisca i tempi realizzativi di “Confindustria Giuliana”.
Ma tale carenza non pare impensierire Sergio Razeto, coéquipier della situazione, che parla a nome del collega Bono: «I tempi saranno quelli che servono, non esasperati. Non dobbiamo avere fretta questa operazione va capita e digerita. Per ottenere questo risultato ritengo che il migliore metodo sia un percorso di lavoro continuo, senza brusche accelerazioni ma neppure senza fermate».
Razeto nega che dietro questo prudente approccio vi sia il timore di resistenze all’interno delle associazioni: «Al momento non ho riscontrato voci contrarie, vedremo se, quando la procedura entrerà nel vivo, si appaleserà qualche distinguo». «Ma francamente - riprende Razeto - mi riesce difficile comprendere eventuali motivi ostativi: Confindustria, a livello di indicazioni nazionali, chiede attività in rete, aggregazioni distrettuali. In altri termini, promuove tutto quanto agevola le convergenze. La parola d’ordine è “piccoli si muore”, Trieste e Gorizia si stanno dunque muovendo in coerenza con questa linea».
Adesso la classica palla passa a Pacorini e Di Bert, ai quali è stato dato ampio mandato esplorativo per verificare la fattibilità dell’idea e per informare la base associativa.
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