Trieste, fa irruzione in casa della ex e le devasta l’appartamento

L’uomo, un trentenne serbo, è accusato di atti persecutori e minacce di morte a carico della donna. Il gip gli applica il braccialetto elettronico: dovrà rimanere distante 500 metri

Gianpaolo Sarti

Ha fatto irruzione in casa dell’ex compagna e le ha devastato l’appartamento, rompendo tutto. «Come una furia», si legge nei carteggi giudiziari. Ma il giovane che la Procura ha messo sotto inchiesta dovrà rispondere anche di minacce. Minacce di morte: «Ti uccido, ti faccio a pezzi».

L’indagato è un trentenne di origini serbe, da tempo residente a Trieste in una zona semi periferica della città. Il gip Luigi Dainotti, vista la pericolosità che l’uomo ha dimostrato con il suo comportamento violento, incapace di accettare la fine della relazione con la ex fidanzata, ha disposto un’ordinanza di divieto di avvicinamento alla donna (oltre che di comunicazione) e l’applicazione del braccialetto elettronico per controllare gli spostamenti.

I fatti sono molto recenti. Nella denuncia la donna ha riferito che l’ex compagno l’aveva ripetutamente perseguitata dalla fine del mese di luglio e per tutto agosto. Oltre un mese di paura, fintanto che la vittima ha deciso di raccontare tutto, e in modo dettagliato, alle forze dell’ordine. A cominciare dalle intimidazioni che riceveva costantemente: l’uomo le aveva detto più volte che le avrebbe «spezzato le mani e le gambe», che l’avrebbe «fatta a pezzi e rovinata». E, ancora, «ti ucciderò».

La deposizione della ex compagna è stata ritenuta dalla magistratura chiara, precisa e assolutamente credibile, animata dal solo desiderio di poter essere aiutata e protetta. Insomma, di uscire da una condizione di timore continuo che gli atteggiamenti dell’ex le creavano ogni giorno.

Ci sono inoltre episodi molto circostanziati. Tra cui quello di fine agosto, quando la ragazza si era allontanata per qualche ora dalla propria abitazione. Al suo ritorno aveva ritrovato l’appartamento completamente devastato. L’ex, in preda a un «furore cieco», così viene riportato ancora nella documentazione giudiziaria, si era scagliato sugli arredi e su quanto aveva a tiro. In quell’occasione la donna aveva chiamato il 112 per mostrare cosa le era successo. Ci sono foto che documentano il fatto.

Il trentenne è stato interrogato lo scorso 26 settembre. Dinnanzi all’oggettivo pericolo che la vittima possa subire altre violenze e che quelle minacce, proferite a voce, possano tramutarsi in atti veri e propri, il gip Dainotti – su richiesta del pubblico ministero che ha indagato sul caso – ha emesso un’ordinanza di misura cautelare specifica a carico dell’indagato così da impedire ogni tipo di contatto con la ex.

Nello specifico l’uomo non potrà avvicinarsi a nessun luogo frequentato dalla vittima, ovunque si trovi: dovrà mantenere una distanza di almeno cinquecento metri. E innanzitutto dalla sua abitazione. L’indagato non potrà, ovviamente, nemmeno comunicare con la donna: ha l’obbligo di non chiamarla, di non mandarle messaggi. Non potrà farlo neanche attraverso altre persone.

In caso di rifiuto del braccialetto elettronico, è previsto che il trentenne (difeso dall’avvocato Carlo Benvenuti del Foro di Trieste) sia ristretto agli arresti domiciliari.

Riproduzione riservata © Il Piccolo