Trieste, gioiello delle Ferrovie all’asta per 15 milioni

TRIESTE Torna sul mercato il palazzo di piazza Vittorio Veneto delle Ferrovie dello Stato che stavolta tramite Ferservizi lanciano una gara con prezzo base di 15 milioni 237mila euro. Il termine per presentare le offerte (che devono essere pari o superiori al prezzo base) è il 10 febbraio 2016, ma l’operazione si presenta tutt’altro che facile dal momento che è dal 2008 che tutti i tentativi di vendita vanno a vuoto anche perché il palazzo è sottoposto al regime dei beni di interesse storico. L’edificio è composto da cinque piani incluso il pianterreno, più il sottotetto, con una superficie complessiva di 17mila 813 metri quadrati. Le destinazioni d’uso ammesso sono residenza; commercio e pubblici esercizi; attività direzionali, studi e uffici; attività artigianali; istituzioni religiose, culturali, scolastiche, sanitarie, sportive, assitenziali; attività ricreative e di spettacolo; alberghi e pensioni; autorimesse. La collocazione è centrale nella piazza del Borgo Teresiano restaurata nel 2005 in base a un progetto dell’architetto Boris Podrecca e destinata in breve a cambiare anche frequentatori abituali visto che oltre a quello delle Poste, il terzo edificio che la connota è Palazzo Galatti sede di un ente, la Provincia, in via di cancellazione.
Come si evince anche dal sito web di Ferservizi, il pianoterra è diviso in due ali da un corridoio carrabile che attraversa il palazzo dall’entrata principale di piazza Vittorio Veneto a via Filzi. Da questo corridoio partono due rampe di scale che servono i quattro piani adibiti a uffici. Altre due rampe di scale danno sulle vie Milano e Galatti. Il palazzo è servito da un ascensore e da un montacarichi, il riscaldamento è alimentato a gasolio e le stanze dispongono di rete per la connessione dati. Oltre ai locali destinati a uffici vi è un alloggio di 251 metri quadrati al secondo piano, un cinema di 1.090 mq, un bar di 300 mq, una mensa di 565 mq e un locale tecnico utilizzato per una centrale telefonica ferroviaria in esercizio. Secondo quanto riferisce Tullio Tebaldi responsabile relazioni esterne delle Ferrovie, attualmente all’interno vi lavorano ancora all’incirca 150 persone. Fanno capo alla sezione regionale di Trenitalia (Passeggeri e Cargo) a Fs holding, al settore sanitario di Rfi (infatti la gran parte dei triestini conosce il palazzo perché si reca a fare la visita medica per il rinnovo della patente), in minima parte a Ferservizi. Vi è anche la sede compartimentale per il Friuli Venezia Giulia della Polizia ferroviaria. Tutti questi uffici però nel giro di un anno dovrebbero essere trasferiti nel complesso della Stazione centrale, mentre qualche dipendente verrà dislocato anche nella struttura di Campo Marzio. L’avviso reca anche l’elenco delle superfici attualmente locate e l’ammontare del canone versato a Fs: Trenitalia ha 929 metri quadrati e paga 156mila euro all’anno, Rfi 823 mq e 138mila euro, Ferservizi 778 mq e 130mila euro, Polfer 562 mq e 94mila euro.
Il palazzo fu costruito nel 1895 su progetto dell’architetto Raimondo Sagors per l’allora Istituto pensioni degli impiegati del Lloyd Austriaco e nel 1913 passò all’Imperiale regio erario per l’amministrazione delle Ferrovie austriache. Poi ospitò anche i consolati di Argentina, Norvegia e Portogallo, le società armatrici Adria, Veneta, Florio e Rubattino, le case di spedizione American express, Schenker e Boemia, numerose associazioni dopolavoristiche, il comando della Milizia ferroviaria, un Pronto soccorso della Croce rossa, alcune attività commerciali tra cui il negozio del compositore viennese Ignazio de Brull. Dopo la Prima guerra mondiale però fu soprattutto la sede degli uffici triestini dell’Azienda autonoma delle Ferrovie dello Stato. Nella parte posteriore dell’edificio in epoca fascista c’era il teatro del Dopolavoro Ferroviario divenuto poi cinema Vittorio Veneto. Parecchi anni fa era stata la Regione a mettere gli occhi sul palazzo di piazza Vittorio Veneto. Con Illy governatore però era stata progettata invece una permuta: le Generali avrebbero girato alla Regione palazzo Arrigoni oggi sede di Genertel ottenendo in cambio l’edificio ex Enel di corso Cavour contiguo proprio ai palazzi di Generali. La successiva amministrazione Tondo aveva però cassato anche questa operazione.
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