Trieste, i 35 anni del Bounty tra metamorfosi e mode

TRIESTE In principio fu la corsa al modello dei locali americani, ora invece a regnare è il culto della birra. Magari artigianale e coniugata a un respiro “gourmet”. Sono 35 gli anni compiuti dal Bounty, il pub di via Pondares 6, il ritrovo che approda in questi giorni a uno storico traguardo dopo aver inevitabilmente attraversato mode, colori, tendenze e sapori. Un viaggio intenso quindi ma sempre caratterizzato da una sola gestione, quella che fa capo a Patrizia Carrara, al comando delle operazioni sin dalle fasi pionieristiche assieme al marito Moreno, anche lui propenso a credere in una svolta quasi radicale nell’offerta di un locale che a Trieste parli di aggregazione, musica e cucina agile.
Siamo alla metà degli anni ’80 e la chiave “fast food” è ancora da perfezionare, tema che Patrizia e Moreno metteranno in pratica concretizzando quanto visto da vicino nei viaggi negli States, dove le tavole si colorano già di milk shake e hamburger. Detto e fatto. La scommessa ha inizio e in via Pondares spuntano dal 1984 i nuovi menù, non più a base di pizze, “porzina” e canonici toast ma con patatine e cheesburger, anche nella versione pineapple, ovvero con l’estemporaneo ananas, quasi una eresia al tempo.
L’altra stoccata alla moda riguarda la voce “bibite”. Qui il momentaneo cozzo con la cultura culinaria triestina forse è ancor più duro e vede il fatidico “caliceto” (o la divagazione ruspante dello spritz in chiave di “rosso con l’arancio”) lasciare il posto al nuovo Santo Graal della convivialità, la birra, possibilmente di marca e rinomata: «Volevamo delle novità assolute e all’inizio non fu certo facile – ricorda Patrizia Carrara –: i clienti erano abituati in un certo modo e per convincerli ci volle del tempo».
Un colpo di spugna arriva anche all’arredamento e allo stesso nome. Il locale si dota infatti in tal senso del “made in Usa”, si chiamerà “P&M Burger” ma per tutti sarà il Bar Giallo. Il successo non si fa attendere. Il locale insomma funziona, coglie l’onda del momento e catalizza l’attenzione soprattutto dei giovani, attratti dalle nuove frontiere del sapore e del colore, compreso il tasso offerto dalla musica, rivoluzionaria anch’essa. Sì, perché al Bar Giallo si possono trovare le hit più in voga – tra pop, new wave, new romantic e punk – e respirarle non solo in audio ma con i primi video musicali irradiati in vhs (i vecchi sistemi di registrazione analogica), materiale che Patrizia e Moreno vanno a reperire nelle sedi specializzate di Milano e Bologna: «Avevamo individuato delle novità forti e la gente ci ha premiato – rammenta ancora Patrizia Carrara –, la clientela era formata anche da persone provenienti dalla Slovenia e dalle altre città della regione, per non parlare dell’ambiente sportivo, specie i giocatori della Pallacanestro Trieste con i suoi americani».
Dopo il 1990 l’altra svolta. Moreno esce di scena, il Bar Giallo si tramuta in pub e il battesimo porta il nome di Bounty. Altra cifra, nuovo stile ed ennesima scommessa. L’ambiente si tinge di irish con tinte navali, facendo salire la quota delle birre di rango, specie quelle alla spina.
Nel frattempo Patrizia si avvale della collaborazione di Stefano Sartor da Montebelluna, un sommelier della birra e come tale impegnato a far levitare il senso della boutique artigianale del malto e luppolo e delle combinate culinarie.
Strada facendo, non mancherà qualche ombra nel processo di consolidamento ma alla fine per il Bounty ci saranno solo luci e pochi ammutinati. Il locale infatti si espande, anche all’esterno della zona di via Pondares, e mantiene una rotta sicura sino ai 35 anni di vita, traguardo che verrà festeggiato nella serata di oggi con un evento speciale commemorativo e con la musica targata “Manu Goes to Maribor”, anni ’80 naturalmente: «Ho visto passare diverse generazioni da queste parti – chiosa Patrizia Carrara –, segno di una lunga storia ma anche di un forte affetto e del coraggio di provare avuto 35 anni fa». —
Riproduzione riservata © Il Piccolo