Trieste, i “nonnini” dell’Itis riconquistano i Topolini

Il titolare del “Bar-cola” offre ogni martedì caffè, dolce e succhi agli anziani
Alcuni degli anziani dell’Itis ospiti del bar dei Topolini (foto Silvano)
Alcuni degli anziani dell’Itis ospiti del bar dei Topolini (foto Silvano)

TRIESTE Mare e caffè con un cucchiaino di solidarietà. La gioia è negli occhi di Nivea, Gigliola, Carmelo, Guglielmina e Santina che mai avrebbero pensato di poter ritornare ai Topolini a godersi un’ora di sole e l’aria buona del mattino.

È l’Itis ad aver avviato l’iniziativa, grazie all’idea di Myron Lagouvardos, titolare del noto ristorante greco di via Malcanton e del “Bar-cola”, il bar sul lungomare aperto da poco. L’imprenditore si è fatto avanti per offrire gratuitamente, una volta la settimana, cappuccino, succo di frutta e dolcetto agli ospiti dell’istituto per anziani.

Funziona così: ogni martedì, dalle 10 alle 11, sei vecchietti, di cui almeno un paio in carrozzina, vengono accompagnati dagli operatori ai tavolini dell’Ottavo. Si fa a rotazione, in modo dare a tutti la possibilità di trascorrere un po’ di tempo fuori dalla casa di riposo.

«Quello che faccio non è beneficenza – spiega il signor Myron, sedendosi al tavolo – perché questo è un piacere anche mio. Quando parlo con queste persone mi fa piacere, come mi fa piacere pensare che possano uscire per un po’ dall’istituto a prendere un caffè in spiaggia. Nella vita non si deve fare sempre tutto per convenienza, ci può anche essere spazio per l’altro».

Myron Lagouvardos
Myron Lagouvardos

L’imprenditore di origine greca ci tiene a sottolineare che non vuole «farsi pubblicità» ma, aggiunge, «magari qualcuno si sensibilizza e decide di fare delle iniziative analoghe per i tanti anziani che sono nella nostra città. Queste persone non possono sempre stare chiuse o in un giardino, hanno il bisogno e il diritto di stare tra la gente. Perché per loro è come se a un certo punto, quando entrano in casa di riposo, finisse la vita... Credo che sia giusto e bello poter dare l’opportunità di spezzare la monotonia delle loro giornate, che talvolta può essere opprimente».

Qualcosa di semplice, come una tazzina e una fettina di dolce, ma importante. C’è l’attesa, innanzitutto, per i nonnini. Le signore indossano il vestito bello e la collana che tengono in cassetto. Gli uomini, afa permettendo s’intende, si mettono la camicia e la cravatta.

«Questa iniziativa – sottolinea Silvia, una delle operatrici dell’Itis – ha un valore più ampio di quello che si può pensare. C’è la felicità dell’aspettativa... I nostri ospiti vengono fuori e quindi si fanno belli e poi, quando ritornano, ne parlano tra loro e con gli altri». Non è così facile come sembra: «Dietro c’è tutta una macchina organizzativa, perché per venire qui dobbiamo coordinare le loro visite mediche e gli incontri con i familiari».

Gli anziani arrivano a Barcola con il pulmino bianco dell’istituto: un’oretta tranquilla che per Nivea, Gigliola, Carmelo, Guglielmina e Santina trascorrono sorseggiando il classico “capo”, chi in “bì” e chi in tazzina, tra chiacchiere e, naturalmente, racconti. Barcola, per tutti, non può che portare alla memoria e al cuore ricordi e aneddoti.

Ma Nivea, 88 anni, prima di abbandonarsi al passato vuole spendere qualche parola di ringraziamento. «È una sensibilità veramente unica pensare a noi anziani, quando me l’hanno proposto mi sono molto commossa». E sempre per ringraziare Nivea ha voluto preparare un lavoretto con l’uncinetto. Un tricolore, come un piccolo portachiavi, da donare al greco Myron. Lei ci vede molto poco e ha fatto preparare il filo verde, bianco e rosso dalle amiche.

Gigliola ha compiuto 90 anni a maggio ma si sente forte e in salute, a parte l’incertezza che avverte nelle gambe. «Nella mia vita sono sempre venuta al mare qui e un po’ alle Saline in Ferriera. Quando mi hanno proposto la possibilità di venire un’oretta il martedì mattino ai Topolini, ho pianto. Perché all’Itis si sta certamente bene, ma... Ma la vol metter il mar de Barcola?».

I ricordi hanno la meglio e riaffiorano con l’immagine del lungomare triestino quando era poco più che un muretto e tanti scogli. «Co’ ierimo giovini...», un racconto non può che cominciare così. L’iniziativa è partita la scorsa settimana, con l’intenzione di proseguire per tutta l’estate e, perché no?, con l’idea di provare a fare il bagno. E, chissà, quest’oretta in compagnia potrebbe continuare pure d’inverno in centro città.

Bar e caffè a Trieste non mancano, gli ingredienti ci sono già tutti. Basta aggiungere un cucchiaino di solidarietà.

Riproduzione riservata © Il Piccolo