Trieste, i sindacati di Generali: «A rischio 1.200 posti in caso di scalata»

Allarme sulle pesanti ricadute occupazionali a Trieste fornite dalle sigle durante l’audizione in commissione

TRIESTE «Marginalizzazione del territorio». «Situazione deteriorata». «Non vengono fatti investimenti, la stessa piattaforma informatica è carente». «L’accordo con i sindacati del 2013 è stato elegantemente aggirato e la compagnia ha di fatto spostato attività in altri siti, soprattutto a Milano».

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«Per quanto riguarda i numeri della holding, Milano ha visto ultimamente crescere la propria presenza di 4-5 volte: aveva 70 dipendenti su un migliaio, oggi ne ha 300». «Durante l’era Greco abbiamo assistito a un processo di diseconomica duplicazione funzionale tra Trieste e Milano».

«Se andassero in porto le voci circolate sulla scalata, metà degli attuali 2400 dipendenti, che lavorano a Trieste, potrebbero rischiare il posto».

I rappresentanti sindacali delle Generali sono stati ascoltati nella tarda mattinata di ieri dalla II commissione del Consiglio comunale, presieduta dal dipiazzista Francesco Panteca.

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Philippe Donnet in una recente immagine d'archivio. ANSA/MOURAD BALTI TOUATI

Un lungo e accorato cahier de doleance. Cgil, Cisl, Uil, Fna, Snfia sono preoccupate perchè negli ultimi anni alcune scelte del management - come il disimpegno dagli States, dal Messico, dalla Svizzera - hanno finito con l’indebolire la compagnia, che oggi è scalabile, conquistabile, vulnerabile.

Nell’estrema fluidità della situazione, le voci sulle “arrampicate” di Axa o di Banca Intesa mettono in allarme le sigle sindacali, perchè operazioni di questo tipo renderebbero “smontabile” la società e avrebbero di conseguenza un impatto occupazionale molto pesante sugli organici triestini.

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A Trieste il “sistema Generali”, controllate comprese, dà lavoro a 2400 persone, alle quali - secondo i sindacati - vanno aggiunte 2000 unità legate alle attività indotte: se fossero messi in discussione gli attuali assetti, una buona metà dei 2400 sarebbe a serio rischio.

Per rafforzare la struttura finanziaria del gruppo - sostengono i sindacati - è necessario un aumento di capitale, tale da sconsigliare tentativi di conquista e tutelare l’indipendenza del Leone.

Ma anche la politica territoriale - insistono le sigle sindacali - deve giocare le proprie carte per garantire la presenza a Trieste di uno dei grandi marchi dell’economia nazionale, che alla Regione Fvg paga tasse per 350 milioni di euro annui: comunicazioni ferroviarie e aeree decenti, formazione di alta qualità delle risorse umane aiuterebbero ad ancorare la compagnia nel luogo dove nacque poco meno di due secoli addietro.

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Alfine di spiegare questi argomenti ai consiglieri hanno preso la parola Elisabetta Faidutti e Daniela Cernaz (Cgil), Gabriella Rusca (Cisl), Patrizia Sushmel (Uil), Lino Wald (Fna), Paolo Pitacco (Snfia).

Le forze politiche, presenti in commissione, hanno cercato di convergere su alcune risposte di unanime consenso. D’accordo su una fiscalità che, soprattutto sull’Irap, favorisca la presenza delle Generali nel capoluogo giuliano.

D’accordo su aerei e treni che leniscano il disagio logistico da/per Trieste. D’accordo sulla qualità della formazione, affinchè l’arruolamento del personale possa continuare ad avere nel territorio triestino un naturale serbatoio. D’accordo su un rapporto ancor più stretto con l’Università e con l’Area di ricerca.

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D’accordo su un’azione concertata con la Regione Fvg, così da esercitare un pressing congiunto sul governo centrale perchè monitori da vicino gli svolgimenti relativi all’impianto azionario del Leone.

Temi sui quali si sono impegnati il presidente della commissione Panteca (Lista Dipiazza), Roberto Cosolini (Pd), Paolo Polidori (Ln), Piero Camber e Everest Bertoli (Fi), Claudio Giacomelli (Fdi), Cristina Bertoni (M5s).

Dal canto suo, Generali ricorda una dichiarazione del presidente Gabriele Galateri resa il 13 dicembre 2016 alla Camera di commercio: «Trieste è la sede del nostro gruppo, tale è e tale rimarrà.

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E’ la sede anche di attività molto importanti, perché al di là del numero delle persone, quasi tutta l’area dell’amministrazione, quella della finanza e della assicurazione e riassicurazione, che sono il cuore di un’azienda, sono basate a Trieste. A queste si aggiungono anche attività operative che sono all’avanguardia, come ad esempio Genertel».

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