Trieste, il dolore di una madre: «Ci fidavamo di quell'allenatore»

TRIESTE «Mio figlio mi ha raccontato che l’allenatore lo ha toccato varie volte, sei o sette. In doccia e in auto mentre lo accompagnava a casa. Lui diceva a mio figlio di stare zitto, di non parlarne con nessuno, altrimenti non lo avrebbe fatto più giocare... lo ricattava così».
Non c’è rabbia nelle parole di questa mamma. C’è sgomento e dolore, il dolore di una madre che ha appena scoperto che il suo bambino è stato molestato ripetutamente dall’allenatore della squadra di calcio in cui giocava.
La squadra è il San Luigi, come è emerso dopo la notizia dell’arresto della Squadra mobile. L’allenatore, un triestino di mezza età, è ora agli arresti domiciliari. A suo carico ci sono 16 denunce presentate nelle ultime settimane da altrettante famiglie: i genitori dei ragazzini che, stando alle accuse, sono stati molestati. Denunce su cui la Procura di Trieste ha formulato ben 11 capi di accusa per «atti sessuali» su minorenni.
La mamma ha accettato di parlare con Il Piccolo con la garanzia del totale animato, in modo da non rendere identificabile il minorenne e assicurare la piena riservatezza ai genitori. La testimonianza è stata resa al di fuori del contesto familiare per non turbare il bambino.
Signora, si ricorda come è cominciato tutto?
Una sera (di dicembre) il presidente del San Luigi chiama mio marito chiedendogli di raggiungerlo per partecipare a una riunione urgente con i genitori degli altri compagni di squadra. Il presidente in quella riunione riferisce che ci sono state delle denunce. Poi domanda a mio marito se aveva notato qualcosa di strano in nostro figlio.
Fino a quel momento non era ancora emerso niente?
No, mio figlio non ci aveva detto nulla. Un giorno avevamo saputo che l’allenatore era stato esonerato.
Voi conoscevate bene l’allenatore?
Poco. Sapevamo che era il “mister” della squadra, come si dice in gergo. Lui abita vicino a casa nostra, quindi ogni tanto veniva a prendere mio figlio per portarlo a calcio. Poi lo riportava indietro. Mio figlio si era affezionato a lui.
Dopo quella riunione al San Luigi cosa è accaduto?
A casa mio marito ha domandato al bambino di spiegarci come l’allenatore si comportava con lui. Il piccolo aveva paura. A un certo punto ha detto: «Io ve lo dico... ma voi non gli farete del male?». Mio figlio voleva bene al suo allenatore. E sa che quando papà si arrabbia... si arrabbia molto. Mio marito ha rassicurato il bambino, dicendogli che però non doveva nasconderci niente. Per tranquillizzarlo gli ha detto che sapevamo già tutto, che avevamo parlato con l’allenatore.
A quel punto cosa vi ha raccontato vostro figlio?
Che l’allenatore gli metteva la mano nelle parti intime. E se mio figlio si tirava indietro, si scostava o si agitava, lui gli bloccava le braccia con una mano e con l’altra continuava a toccarlo.
Suo figlio ha saputo forse precisare in quali situazioni sarebbe successo tutto ciò?
In doccia e in macchina. Ha detto che l’allenatore lo toccava e rideva. Poi gli diceva di non raccontare in giro queste cose, neanche agli altri compagni, perché altrimenti non lo avrebbe fatto più giocare. Lo ricattava, sì.
Quante volte sarebbe accaduto?
Ho domandato al mio piccolo quante volte erano successe queste cose. Mi ha risposto sei o sette.
Da quando?
Da settembre. E noi non sapevamo nulla. Comunque, parlando con le altre mamme, ci è stato riferito che in altre situazioni l’allenatore allungava le mani mentre aiutava i bambini a vestirsi. Questa è una malattia.
Come sta suo figlio?
Quando avevamo parlato di queste cose era triste. Ripeteva che non dovevamo fare del male all’allenatore, perché lui “giocava”. Ovviamente mio figlio è ancora piccolo e non può rendersi conto che quello non un gioco.
E lei come sta?
Quello che è successo è bruttissimo. Ora sono un po’ più tranquilla, anche perché i poliziotti ci hanno molto aiutati. Ci hanno rassicurati. Ci hanno garantito che se ci fossero stati problemi per il bambino avremmo potuto contare su di loro. —
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