Trieste, incontri hard nel sottoscala in via Udine

Trans e lucciole consumano lì, sotto le finestre delle case, i rapporti con i clienti adescati in via Geppa. Residenti esasperati
Una prostituta in Borgo Teresiano
Una prostituta in Borgo Teresiano

TRIESTE La Fiat Panda azzurra si ferma poco prima dell’incrocio tra via Geppa e via Filzi. Al volante un uomo sulla sessantina. «Ci vediamo, alla prossima…», si sente dire. Sono le undici passate, dall’auto scende un lui o una lei. Corporatura imponente, rossetto e scollatura bene in vista. È un transessuale, sudamericano forse. Il turno è appena cominciato, quello doveva essere il primo o il secondo cliente. La serata, già un po’ fredda, è appena iniziata. Non gli resta che aspettare in strada che qualcun altro si faccia avanti.

Chi è a caccia di sesso a pagamento, muovendosi a piedi tra quelle vie, non deve far altro che avvicinarsi, contrattare sul prezzo e decidere il posto dove consumare. Già il posto. Fino a non molto tempo fa gli incontri avvenivano direttamente in via Geppa, nell’oscurità dei pianerottoli delle case. Entravano nei portoni degli stabili dotati di campanello apri porta. Ma adesso la gente se n’è accorta e ha deciso di disattivare il pulsante nelle ore notturne. Anche perché, oltre che “alcova” dei trans, alcune abitazioni della via erano diventate rifugio per i profughi che dimorano tra la stazione e il Silos. Si infilavano approfittando dell’apri porta e cercavano posto nelle soffitte dei piani alti. Qualcuno, invece, è riuscito a irrompere in un magazzino per rubare. Ma è stato scoperto e rintracciato: era un triestino.

Il sottoscala di via Udine, tra via Sant'Anastasia e via Pauliana
Il sottoscala di via Udine, tra via Sant'Anastasia e via Pauliana

Ora, a preoccupare i residenti, è il giro di prostituzione. Quello non si è mai arrestato. Il contatto avviene sempre lì, tra via Filzi e via Geppa, ma si consuma altrove. Non troppo lontano: in via Udine. È lì il nuovo crocevia del sesso da marciapiede. I trans portano là i loro habitué. «Vieni…seguimi…». Chi accetta non deve far altro che stare qualche passo indietro, giusto per non dare nell’occhio, e farsi accompagnare a distanza. Si imbocca via Roma, si sale lungo via Rittmeyer per poi svoltare in via Udine. In via San’Anastasio, proprio di fronte agli uffici dell’Inps, c’è un passaggio che collega a via Pauliana. È una stradina completamente buia, i lampioni ci sono ma sono tutti rotti. Probabilmente è fatto apposta. È lì che ci si nasconde, sopra a una scalinata in pietra, che porta a un angolino chiuso da due muri e un’altra scalinata in ferro.

Tornando di giorno, con la luce, lo scenario è da vomito. Decine di preservativi per terra, in mezzo alla spazzatura. Sotto le case della gente. Sotto le finestre. Sono incontri veloci quelli che avvengono di notte. Poi il cliente se ne va e il transessuale torna sul marciapiede ripercorrendo lo stesso tragitto. E così un altro e un altro ancora.

Ma non è il solo a lavorare in quella zona. Tra le dieci e mezzo e le due di notte nel perimetro che va da piazza Vittorio Veneto, via Filzi e via Trento, si conta un’altra decina di “lucciole”. Due dell’Est, le altre sono africane. Stesso approccio, stessa dinamica, stesso luogo dove fare sesso. «Vieni, ti porto io», dice una giovane di colore. Staziona in via Filzi con un’amica, davanti alla sede universitaria di Scuola interpreti. «Ti accompagno». Come con il trans, è la prostituta a fare strada: va avanti lei, fermandosi di tanto in tanto a controllare per assicurarsi che il cliente sia dietro. Da via Filzi svolta in via Ghega, sale per via Rittmeyer e poi in via Udine, in cima alla solita scalinata.

Ma non tutte scelgono quell’angolo. Le due ragazze che “lavorano” tra via Galatti e via Trento preferiscono piuttosto il piazzale davanti all’ingresso del Porto Vecchio, a fianco della Sala Tripcovich. Ci si arriva in un paio di minuti. «Ti porto io vieni, andiamo là», dice. Pure lei cammina guardandosi alle spalle, per esser sicura che il cliente la segua. Da via Galatti i due attraversano Corso Cavour puntando il posteggio dello spiazzo. Riappaiono cinque minuti dopo, sbucando da due pullman parcheggiati. È l’una e mezza, in strada passano poche auto, nessuno se ne accorge. In lontananza una volante della Polizia e una camionetta degli spazzini. Hanno appena finito il turno.

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