Trieste, la Flex trasloca due produzioni in Romania: a rischio 100 posti

Sindacati sulle barricate. Le attività trasferite a Timisoara non saranno rimpiazzate. In bilico non solo i precari ma pure gli addetti a tempo indeterminato
Silvano Trieste 17/09/2015 Flex, visita della Serracchiani
Silvano Trieste 17/09/2015 Flex, visita della Serracchiani

TRIESTE Non si fa in tempo a incassare le rassicurazioni fornite a metà mese dalla dirigenza di stabilimento alla Regione, che Flex è nuovamente protagonista della preoccupazione sindacale.

A riaccendere la tensione nella fabbrica di materiali elettronici è ancora il tema della delocalizzazione: ieri mattina l’azienda - secondo quanto comunicato dalle “rsu” alle segreterie di Fiom Fim Uilm - ha confermato che due produzioni, S2AD00 e 500 G, saranno trasferite nel sito produttivo romeno di Timisoara. Infatti già da lunedì, un gruppo di tecnici, proveniente dal capoluogo del Banato, era in missione in strada di Monte d’Oro, zona industriale, per studiare il trasferimento dei moduli di trasmissione-dati.

Questo trasloco produttivo - rilevano i sindacati - è una perdita netta di attività per Trieste, in quanto al momento non è previsto alcun nuovo inserimento in luogo dei vecchi apparecchi in procinto di prendere la strada della Romania. O meglio, di nuovo ci sarebbe “Tera”, che però è ancora ben lontano dalla produzione e di cui non si sa alcunchè sulla data di avvio e sui volumi da sfornare.

Marco Relli (Fiom), Antonio Rodà (Uilm), Alessandro Gavagnin (Fim) raccolgono il preoccupato messaggio delle “rsu” e lo proiettano all’esterno, dirigendolo soprattutto verso le istituzioni governative e regionali: lo “scarico” di lavoro, sopra descritto, determina un potenziale esubero pari a 100 addetti. Coinciderebbe più o meno con il numero dei dipendenti somministrati in regime di “staff leasing”, ma i sindacati sono convinti che stavolta, se non viene rafforzato il campionario produttivo, si rischia di toccare anche l’organico degli assunti a tempo indeterminato. Ecco che torna ad agitarsi il fantasma della cassa integrazione su una delle realtà industriali più importanti del territorio, dove lavorano 600 persone.

Il punto centrale della preoccupazione e della critica da parte sindacale resta sempre l’intrinseca debolezza di una fabbrica che ha un cliente (Nokia) e un prodotto. Mono-committente e mono-produttivo, riassumono i dirigenti della triplice metalmeccanica. Se poi sono già 4 le produzioni delocalizzate prima in Messico poi in Romania, Fiom-Fim-Uilm si chiedono quale potrà essere il futuro dello stabilimento triestino.

E lo domandano anche al ministero dello Sviluppo economico, dove il titolare è il pentastellato triestino Stefano Patuanelli, e alla Regione, che con gli assessori Sergio Bini e Alessia Rosolen ha già ascoltato martedì 15 ottobre gli argomenti sindacali, riservandosi un approfondimento con l’azienda (audita lunedì 14).

L’orizzonte alla Flex ha cominciato a oscurarsi in settembre, quando, a causa del negativo trimestre estivo, non erano stati confermati 23 precari. —


 

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