Trieste, la galleria killer ancora fuori controllo

TRIESTE Il primo premio se lo aggiudica un centauro con giubbino in pelle e casco nero. È quasi mezzogiorno. Supera prima un autobus, poi aggancia una fila di quattro auto invadendo di qualche centimetro la corsia opposta, oltre la linea continua. Proprio prima della curva con via Salata, all’altezza dello schianto costato la vita sabato scorso alla ventiseienne Tanja Testi.
Il secondo se lo contendono i tre scooter che per evitare la mini coda del semaforo di piazza Foraggi si avventurano in un altro sorpasso in mezzo alla carreggiata. Per il terzo gradino, nella speciale classifica dei furbi da galleria, c’è posto per un furgone che viaggia senza luci, una signorina in Twingo che chatta con lo smartphone e altre quattro o cinque motociclette e utilitarie che scorrazzano ben oltre i limiti. Che sarebbero a cinquanta.
Undici del mattino, scene di incontrollata quotidianità nel famigerato tunnel di Montebello. Il tunnel degli orrori, certo. Il tunnel killer, come si è scritto. Ma anche il tunnel dove tutto è permesso. Dove nessuno sorveglia, nonostante la tragedia di sabato sera.
Nonostante il capottamento di qualche giorno prima. E, per proseguire nell’elenco, nonostante le promesse del Comune l’altroieri aveva promesso un giro di vite in quella zona. Ma palette, autovelox e “prego accosti” non si sono visti né sentiti.
Si accelera a più non posso, in macchina o in moto, di giorno e di notte, quando il via vai lo permette. E più di qualcuno si concede un’occhiata ai messaggini o ai post sui social. Sarà il rettilineo. Settecento metri appena, da percorrere in un minuto e mezzo o due, che richiamano un forsennato desiderio di velocità e di facili distrazioni che il traffico cittadino in genere non consente.
E pazienza se il manto stradale assomiglia di più a un percorso di guerra che a una strada urbana. Da via Salata a piazza Foraggi si contano sedici buche. Quattordici in direzione opposta. Che insieme fanno trenta. Piccole, medie, grandi: da dieci, venti, trenta centimetri e più. O veri e propri crateri in cui si infilano le ruote dei motorini. Tanto in mezzo, quanto ai lati e sui marciapiedi. O in prossimità dei tombini, dove l’asfalto ormai si sbriciola.
Buche che spesso si trasformano in pericolose pozzanghere, dove è meglio non sfiorare la leva del freno. Acqua e benzina, acque e olio, un tutt’uno con i rigagnoli che scendono dalla volta di cemento sbrecciato. Sono i famosi spandimenti dal soffitto che d’inverno formano le note stalattiti di ghiaccio, a rafforzare quell’immagine di caverna tetra che la galleria ha definitivamente assunto negli ultimi anni.
D’altronde in passato era un rifugio antiaereo, costruito durante la Seconda guerra mondiale. È lo stesso impianto d’illuminazione, visibilmente datato, a ricordarlo. Così come quei cilindri sospesi sul tetto, che dovrebbero fungere da impianto di aerazione. Fuori uso, da tempo. Ecco spiegato perché gli scooteristi preferiscono evitare le fastidiose file al semaforo: semplicemente perché dentro non si respira.
Le ha davvero tutte, la galleria di Montebello. Asfalto dissestato e bagnato. Smog e spandimenti. E sì, pure la sporcizia. Come quei nove sacchi di sale, lerci di polvere nera, abbandonati sul bordo della strada, un po’ qua e un po’ là. Dovrebbero servire a non far gelare l’asfalto d’inverno.
Non in primavera. Sporca e pericolosa. Dentro e anche fuori: appena si esce dal tunnel ci si imbatte in altre buche e gobbe per terra, come ammonisce la segnaletica. A dimostrazione che la strada, da quelle parti, andrebbe rifatta tutta, fino all’altezza dell’incrocio con via Baiamonti.
Ma le auto sfrecciano e nessuno se ne cura. I rattoppi annunciati dalla giunta Dipiazza, con la manutenzione della volta e (forse) la riasfaltatura, dovrebbero cominciare stanotte. Il tratto resterà chiuso dalle dieci di sera alle sei del mattino, avvertono i cartelli posizionati alle due estremità. Ma i lavori, quelli veri, sono rimandati al prossimo anno. La data precisa non è stata stabilita.
«Il sindaco dovrebbe mettersi attorno a un tavolo e decidere cosa fare di quella galleria - ha commentato ieri Edoardo Supp, il compagno della mamma di Tanja - oppure finirà che dovremo fare un corteo là dentro». Una manifestazione di protesta, per chiedere di fare presto.
«Ciao Tanietta», hanno scritto in bianco sulla parete dove la giovane è stata travolta dalla Bmw sabato. Ci sono i fiori intorno. Ma ci sono fiori anche poco prima, all’incrocio con via Baiamonti. E pure dall’altra parte, all’ingresso di piazza Foraggi, appesi a un palo con del nastro. Li hanno visti, quei mazzetti, gli amministratori pubblici a cui spetta una parola definitiva sull’avvio dei cantieri. Li vedono pure i motociclisti che a ottanta, cento all’ora rombano nella galleria killer.
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