Trieste, la giostra di Ponterosso nel mirino della Picchione

Altro che i dehors. O le transenne di Sant’Antonio. Il Comune finisce nel mirino della Soprintendenza per i beni architettonici e paesaggistici del Fvg per la giostra con i cavallini di Piazza Ponterosso. Tutto per colpa di una segnalazione al Piccolo (pubblicata il 12 aprile) finita sotto la lente di Maria Giulia Picchione, la sovrintendente inflessibile che il Comune vorrebbe far rimuovere o ruotare nell’incarico (così recita l’ordine del giorno approvato di recente dal consiglio comunale). Un giro di giostra, insomma.
«Pensavo che con il Ponte Curto i nostri amministratori avessero già dato sufficiente prova di spregio dell'estetica, del senso artistico, e soprattutto dell'armonia architettonica della città. Ma mi sbagliavo, dato che nel bel mezzo dei palazzi ottocenteschi di Piazza Ponterosso tocca subire l'orribile vista di una giostra, una struttura tanto kitsch da risultare insopportabile perfino in una festa paesana» scrive Maria Grazia De Corti. Che subito dopo aggiunge: «Ci mancano Mangiafuoco e il teatro dei burattini e il set di Pinocchio è perfetto! Chissà che cosa ne pensano gli arcigni burocrati della Soprintendenza per i quali i divanetti, le pedane e perfino le fioriere dei Dehors "inficiano la visibilità e la godibilità dell'ambito tutelato"». Il paese dei balocchi.
L’arcigna Picchione non ha perso tempo (alla faccia di chi sostiene che in piazza Libertà, sede della Soprintendenza, non si evadono le pratiche) e ha impugnato la segnalazione il 15 aprile scrivendo una lettera di fuoco al Comune di Triste: «Questa Soprintendenza fa presente che da una ricerca in atti d’archivio del proprio ufficio, al momento, non ha trovato alcun riscontro autorizzativo rilasciato dalla scrivente riferita alla giostra ubicata nella storica piazza Ponterosso in Trieste» scrive la Picchione.
Il Comune, insomma, non avrebbe chiesto alla Soprintendenza l’autorizzazione prevista «in materia di aree pubbliche aventi valenza storica e culturale anche ai fini dell’esercizio del commercio e quindi di occupazione di suolo pubblico». Da qui l’avvertimento sotto forma di diffida per la giostra “fuorilegge”. Scrive la Picchione: «Si rivolge invito a codesta amministrazione comunale di voler fornire alla scrivente chiarimenti in merito agli atti autorizzativi rilasciati per l’installazione della giostra in argomento significando che, in caso di mancata risposta entro 15 giorni, questa Soprintendenza, suo malgrado, si troverà costretta ad attivare ogni utile iniziativa nelle opportune sedi». Un altro giro di giostra, insomma. Il collega architetto e assessore Andrea Dapretto, al solito, cade dalle nuvole. «Non è così carina, povera, con i cavallini. Mi informerò con gli uffici per sapere che interpretazione hanno dato per dare l’autorizzazione, Penso si tratti di una occupazione temporanea di suolo pubblico». La giostra kitsch per ora gira. Con si suoi cavallini e le carrozze a forma di zucca. Un posto garantito nell’”Antologia del cattivo gusto” scritta dal concittadino Gillo Dorfles nel lontano 1968. Gira, gira la giostra...
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