Trieste, la nuova vita di undici case cantoniere

Il ministro Franceschini annuncia la gestione privata degli edifici rossi. Cosolini: «Ottima chance per il turismo»
La Casa cantoniera sulla Strada per Opicina (Foto Massimo Silvano)
La Casa cantoniera sulla Strada per Opicina (Foto Massimo Silvano)

TRIESTE In provincia di Trieste ce ne sono 11. Per l’esattezza ben cinque si trovano sulla Statale 202 nel tratto tra il porto e Cattinara ora inglobato nella Grande viabilità triestina, due sulla Costiera ancora in territorio del comune di Trieste, due sul raccordo autostradale in comune di Duino Aurisina e due in zona muggesana sulla Statale 15 che giunge fino a Rabuiese.

Sono le case cantoniere ancora in gestione all’Anas, ma in gran parte inutilizzate addirittura da decenni, che in base all’annuncio del ministro per i Beni e le attività culturali Dario Franceschini, potrebbero ora essere affidate in gestione ai privati per essere trasformate in ostelli, trattorie, sedi di assistenza turistica.

«La finalizzazione turistica mi sembra un’ottima opzione - ha commentato il sindaco Roberto Cosolini - e l’ampia distribuzione di questi edifici sul nostro territorio potrebbe mettere in rete una serie di valide ed efficienti strutture per favorire lo sviluppo anche di forme particolari di accoglienza legate al cicloturismo, all’escursionismo e così via. Il fatto che ve ne siano sia sulla Costiera quindi sul mare, che sulla 202 e cioé in prossimità del Carso non farebbe che accrescere la loro utilità e attrattività».

Nel corso del convegno “I cammini incontrano il Giubileo” svoltosi a Roma, Franceschini ha detto: «Vogliamo riconvertire al turismo sostenibile le vecchie case cantoniere inutilizzate e abbandonate. Sono 1.600 edifici pubblici con un marchio inconfondibile: a patto di conservare l’insegna e le caratteristiche del passato, potrebbero essere trasformati in punti di ristoro e di accoglienza per i turisti della mobilità dolce: camminatori, ciclisti, amanti del trekking a cavallo. Possono diventare un grande brand nazionale».

Case cantoniere pronte a diventare ostelli
Bumbaca Gorizia 26.10.2015 Casa cantoniera Via Trieste Fotografia di Pierluigi Bumbaca

Sicuramente non andrà alterato il caratteristico colore rosso pompeiano che, oltre alla collocazione e a una certa architettura, è elemento fondamentale che le contraddistingue. «Può esser utile ricordare - afferma una nota dell’Anas - che le case cantoniere sono di proprietà del Demanio dello Stato e affidate in gestione ad Anas come beni strumentali alle attività di istituto e adibite ad attività di esercizio, centri manutentori, alloggi di servizio, magazzini per il ricovero dei mezzi e del materiale in genere.

L’originaria funzione delle case cantoniere, che nel loro complesso costituiscono ancora punti di riferimento consolidati e una vera e propria “rete” a livello nazionale, può oggi essere riconsiderata in un’ottica più ampia, con particolare riguardo alla necessità di garantire un’offerta di assistenza e servizi agli utenti delle strade statali sviluppata in maniera uniformemente diffusa sul territorio nazionale.

La Casa catoniera lungo la 202 (foto Massimo Silvano)
La Casa catoniera lungo la 202 (foto Massimo Silvano)

Attualmente - fa rilevare la società - è in corso di definizione un accordo tra ministero per i Beni e le attività culturali, Anas e Agenzia del demanio per la definizione delle linee guida di un progetto di riqualificazione di alcune case cantoniere presenti sull’intero territorio nazionale che per caratteristiche, tipologia e localizzazione possiedono i requisiti per una loro destinazione finalizzata allo sviluppo del turismo, dell’imprenditoria giovanile e alla valorizzazione delle eccellenze del territorio. Si prevede che l’accordo possa essere definito entro l’anno in corso».

Non è stata ancora definita la formula giuridica con la quale questi edifici saranno dati in gestione seppure evidentemente con destinazione d’uso vincolata. Comunque c’è già l’ok del ministro di Infrastrutture e Trasporti Graziano Delrio. «Vogliamo incoraggiare le associazioni no profit e l’imprenditoria giovanile a prendere in gestione questa parte di patrimonio pubblico - ha spiegato Franceschini - perché certamente lo Stato non puù mettersi a fare l’albergatore». Il progetto di valorizzazione dovrebbe essere definito, come ha annunciato il direttore dell’Agenzia del Demanio Roberto Reggi, a partire dal 16 dicembre.

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