Trieste, Medicina festeggia 50 anni e sogna il campus a Cattinara

TRIESTE «Una didattica aggiornata, aperta, innovativa e non gelosa. Un’assistenza qualificata per tutti. La ricerca di nuove frontiere e la capacità di sperimentare sono il più bel regalo che la Facoltà di Medicina può fare a Trieste e non solo». Firmato Elettra De Stefano Dorigo.
Roberto Di Lenarda, direttore del Dipartimento di Scienze Mediche, Chirurgiche e della Salute dell’Università degli Studi di Trieste, ha preso a prestito queste parole per chiudere il suo intervento per il 50.mo anniversario della Facoltà di Medicina nell’Aula Magna “Rita Levi Montalcini” di Cattinara. Facoltà, appunto.
Nata nel 1965 come l’attuale direttore. Una Facoltà alle prese con la sfida del nuovo complesso ospedaliero di Cattinara e l’ambizione di diventare un campus universitario. Nessuno, neppure il rettore, riesce a chiamarla con il nome di Dipartimento di Scienze Mediche, Chirurgiche e della Salute dell’Università degli Studi di Trieste. «In Italia si cambiano i nomi per non cambiare nulla - ammette il rettore Maurizio Fermeglia -. Auguro di essere qui tra 50 anni per festeggiare il centenario confidando nella capacità dei medici triestini di allungare l’aspettativa di vita. E un momento positivo per la Facoltà di Medicina con domande di ammissione ricerca in crescita nonostante il taglio delle risorse. Questa Facoltà è ai vertici nazionali. Uno dei migliori dipartimenti dell’Università».
E la Facoltà di Medicina, nel giorno del suo cinquantesimo compleanno e alla vigilia dell’inaugurazione dell’anno accademico, incassa gli elogi del magnifico rettore. I complimenti arrivano anche da Silvio Brusaferro, direttore del Dipartimento di Scienze Mediche e Biologiche dell’Università di Udine, che si è laureato 30 anni fa proprio a Trieste: «La sinergia tra le due università è faticosa ma inesorabile. Stiamo lavorare e collaborando bene assieme. E questo mi rende felice viste le mie origini». Stessa cosa con l’Ospedale Burlo Garofolo rappresentato ieri dal direttore Adele Maggiore.
Anche Nicola Delli Quadri, commissario straordinario dell’Azienda sanitaria Triestina, è prodigo di complimenti nei confronti dalla Facoltà di Medicina di Trieste che ha una “talento” particolare: «È nata da professionisti animati dal sacro fuoco della scienza. Un unicum nel panorama scientifico italiano». Al compleanno erano presenti anche le istituzioni locali, esclusa la Regione impegnata in una giunta straordinaria. L’ex rettore Francesco Peroni, ora assessore alle Finanze, ha inviato tuttavia un messaggio. Maria Teresa Bassa Poropat, presidente della Provincia di Trieste, ha ricordato che si è diplomata al liceo classico proprio nell’anno in cui nasceva la Facoltà di Medicina. «In tutti questi anni ha risposto al bisogno di salute della comunità». Oltre 7 mila interventi all’anno vengono effettuati in strutture a direzione universitaria.
Il sindaco Roberto Cosolini ha ricordato come quello della Facoltà di Medicina sia « una della belle storie di questa città che è giusto raccontare, ma che devono servire a costruire un grande futuro». A partire dal nuovo polo di Cattinara dove dovrebbe diventare realtà «il sogno del campus universitario» come ha ricordato l’ex preside per tre lustri Nicolò de Manzini che aveva 10 anni quando è nata la Facoltà di Medicina. In 15 anni l’offerta didattica è cresciuta molto (5 corsi di laurea, 29 scuole di specializzazione, 25 tra master, corsi di perfezionamento e dottorati di ricerca.
«Il problema è che non possiamo far lezione se non abbiamo le aule. E senza aule non possiamo creare a Cattinara un campus universitario» ricorda l’ex preside. «Nel giro di tre anni di saranno tutte le aule che servono» assicura il direttore Di Lenarda che ha gli stessi anni della Facoltà di Medicina essendo nato nel 1965. Tra i fiori al’occhiello della Facoltà di Medicina di Trieste c’è anche la distribuzione dell’organico con la una piramide ribaltata in 15 anni: nel 2000 (105 membri) c’erano 42 professori ordinari, 44 assistenti e 19 ricercatori; nel 2015 (92 membri) 14 professori ordinari, 39 assistenti e 39 ricercatori. In 50 anni, inoltre,e sono stati formati 7060 laureati e 4231 specialisti. Grandi numeri. E a breve, nei sotterranei del vecchio Maggiore, aprirà anche il museo delle scienze sanitarie. Non c’è futuro senza storia.
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