Trieste: «Mio fratello non era così»

I parenti rifiutano di credere al quadro delineato dalle indagini
Lasorte Trieste 20/12/17 - Opicina, Via del Refosco 15/1, Rapina, 70enne Morto
Lasorte Trieste 20/12/17 - Opicina, Via del Refosco 15/1, Rapina, 70enne Morto

Il 2017 a Trieste: un anno di cronaca

TRIESTE. La famiglia nega il coinvolgimento di Aldo Carli in affari sporchi. Comprese le frequentazioni con le prostitute straniere. «Non è possibile - afferma Bruno, il fratello - pensiamo che quanto è stato scritto non sia molto vero: Aldo non poteva fare quelle cose, anche perché non riusciva quasi a camminare, ero io che lo portavo in ospedale a fare le visite quando aveva bisogno. Ci pare impossibile che fosse in un giro del genere. Tutto quello che leggiamo ci giunge nuovo, ma cercheremo di informarci per capire di più. Comunque noi non abbiamo voglia di parlare con nessuno». Silenzio totale dal resto della famiglia.



Il funerale della vittima sarà celebrato nelle prossime settimane, ma non sarebbe ancora stata stabilita la data. La salma è già a disposizione dei parenti da giorni, anche se nessuno si è ancora fatto avanti. Dopo l’autopsia, infatti, la magistratura non ha posto particolari impedimenti.

L’esame autoptico ha fornito elementi chiari su cosa è accaduto durante l’aggressione all’interno della villa di via del Refosco nella notte tra il 19 e il 20 dicembre.

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Dai rilievi del medico legale, il professor Carlo Scorretti, il corpo presentava lesioni compatibili con una colluttazione: graffiature, unghiature e contusioni al volto con lesioni dentarie ed ematomi, oltre che micro emorragie ed ecchimosi provocate dalla compressione con le dita. Travati anche solchi al collo e ai polsi: la vittima è stata legata con delle fascette di plastica, le stesse che usano abitualmente gli elettricisti.

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Nella foto il pm Federico Frezza e gli investigatori (foto Lasorte)

Carli ha subìto un’asfissia: forse è morto strangolato dalle mani dei suoi aguzzini, o forse proprio a causa delle fascette di plastica strette alla gola. Il referto medico in effetti parla di una restrizione delle prime vie aeree. Carli probabilmente ha perso la vita per un’ “insufficienza vagale” determinata dalla forte stretta al collo.

Sul cadavere sono stati rintracciati i segni del trascinamento: dopo le sevizie e il decesso, Carli è stato portato nel retro della villa, in giardino. L’uomo è stato rinvenuto in posizione supina con un braccio sopra alla testa. Proprio come se fosse stato tirato per la mano fino.

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A trovare la salma, il mattino del 20 dicembre, uno degli operai che lavora nel cantiere attiguo. Erano circa le otto: si è accorto di una sagoma stesa sull’erba e ha allertato la moglie. Poi è entrato dal cancello per cercare di soccorrere l’uomo, ma Aldo era morto ormai da ore. Sono stati proprio gli operai a chiamare l’ambulanza e le forze dell’ordine.

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Ma la moglie, la sessantaduenne Zdenka Poh, probabilmente si era già resa conto dell’accaduto qualche istante prima. Gli operai l’hanno trovata già sotto shock. La signora però ha sempre dichiarato di non aver sentito nulla. I due comunque vivevano da separati in casa: lei al primo piano e lui al pian terreno, con la madre. La novantaquattrenne che gli assassini hanno tentato di soffocare con un cuscino.

(g.s.)
 

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