Trieste piange Nello Gonzini, Maestro di musica e di stile

Ingegnere innamorato della musica classica, è stato per lungh anni presidente Società dei Concerti 

Patrizia Ferialdi
Nello Gonzini (a destra) con il violinista Zanettovich del Trio di Trieste
Nello Gonzini (a destra) con il violinista Zanettovich del Trio di Trieste

L’anima musicale di Trieste perde un tassello importante della propria storia con l’improvvisa scomparsa di Nello Gonzini, venuto a mancare nei giorni scorsi all’età di 88 anni.

Gentiluomo raffinato e colto, di professione era ingegnere ma non ha mai nascosto la sua immensa passione per la musica classica, che lo ha portato a essere l’anima artistica della Società dei Concerti per ben quarantacinque anni, ricevendo il testimone dal mitico presidente Nino Pontini.

In un’intervista di qualche anno fa Gonzini raccontava di essersi innamorato della musica da camera da ragazzo, ascoltando il Triplo concerto di Beethoven suonato dal Trio di Trieste al Teatro Verdi, vedendo queste tre persone suonare a memoria, senza spartito, capaci di accordarsi tra di loro solo con un cenno del capo o del corpo e di dar vita a una fusione di suono straordinaria. Subito il giovane Nello fece domanda di iscrizione alla Società dei Concerti ma senza esito, in quanto la sede era piccola e non consentiva l’accoglimento di nuovi soci.

Un diniego iniziale che non gli ha impedito, qualche anno dopo, di diventare prima socio, poi segretario artistico, quindi presidente della Società, fino alla recente carica di presidente onorario. «Mi ricordo ancora la cerimonia del mio primo concerto – raccontava ancora nell’intervista – quando mia madre di diede una sciarpa di seta bianca e io mi feci un abito scurissimo, e poi andai a teatro perfettamente agghindato da gentiluomo come usava una volta, con la sensazione di entrare in un ambiente bellissimo. E ancora oggi mi sento onorato di far parte della Società dei Concerti, fatta di persone che ritenevano e ritengono che la cultura sia l’elemento base della civiltà di ogni giorno».

Con grande simpatia e affetto lo ricorda anche Gianni Gori, sottolineando il record di longevità manageriale che lo ha caratterizzato professionalmente ma anche l’innata aristocrazia che lo accomuna ai grandi gentiluomini di una volta come il barone Raffaello de Banfield. «Con Nello abbiamo davvero vissuto una vita insieme – ha detto Gori – e non posso che ricordare la signorilità, il garbo straordinario e lo charme particolare che gli erano propri. Come cerimoniere durante la presidenza Pontini ha fatto scuola e di Pontini è stato il degno erede, con un profondo rispetto per il teatro e un eccezionale senso dell’ospitalità nei confronti degli artisti, prima e dopo il concerto. La sua scomparsa mi rattrista profondamente ma la sua immensa passione per la musica e la sua lezione di stile non verranno mai dimenticati». —

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