Trieste, piazza Unità al buio per due giorni: guasto alla cabina elettrica

Blackout in centro a causa di un malfunzionamento in via della Procureria. Ripristino completato, ma le luci restano limitate dalla strategia di risparmio energetico del Comune

Lorenzo Degrassi

Non capita tutti i giorni di trovare il salotto buono della città al buio. Tantomeno nel periodo dell’anno fra i più attrattivi in chiave turistica. Eppure è quanto successo nel corso dell’ultima settimana, a causa di un guasto in via della Procureria, dove si trova la cabina elettrica che governa le luci del centro città.

Un improvviso blackout ha lasciato al buio le facciate dei palazzi che si affacciano su piazza Unità d’Italia. Non si è trattato perciò di un’insolita riduzione d’orario da parte del Comune, come paventato da qualcuno (di norma le luci restano accese fino a mezzanotte) ma di un vero e proprio black-out che per due giorni ha fatto sembrare la piazza meno da “cartolina” del solito. Adesso Edison, nuovo gestore dell’illuminazione pubblica cittadina, assicura che il problema è rientrato.

«Gli interventi di ripristino sono stati completati e già da ieri sera palazzo “Cheba” è tornato a risplendere di luce artificiale fino a mezzanotte – fanno sapere dal Comune –, come previsto dal regolamento». Un limite d’orario che, ad ogni modo, non è prorogabile perché rientrante fra le misure di contenimento dei consumi energetici che il Comune di Trieste ha avviato da ormai tre anni.

L’energia elettrica, infatti, ha subito un’impennata dei costi a cavallo dello scoppio della guerra in Ucraina a febbraio 2022. Le famiglie se ne sono accorte con le bollette, le amministrazioni pubbliche con i conti dei servizi essenziali. E se oggi la curva dei prezzi non è più ai picchi di due anni fa, di certo non è tornata ai livelli pre-crisi. In questo contesto, l’illuminazione pubblica – con oltre 24 mila punti luce distribuiti sul territorio comunale – pesa, e non poco, sul bilancio cittadino. Ecco perché già tre anni fa sono partite misure ad hoc.

A cominciare dalla sostituzione di 335 vecchi corpi illuminanti con lampade a led e con la riconversione degli interruttori crepuscolari in interruttori astronomici: operazioni che hanno permesso di ridurre l’accensione complessiva di circa 100 ore l’anno.

Tradotto: meno tempo con le luci accese, più risparmio. Non solo: sono state spente anticipatamente le luci dei giardini pubblici recintati, da Villa Revoltella a Villa Engelmann, passando per piazza Hortis e il giardino de Tommasini. Stessa sorte per gli spazi verdi di Altura, via San Michele, via Catullo, via Basevi, Villa Cosulich e lo skate park di via Petitti di Roreto.

Anche i simboli della città, insomma, hanno dovuto fare i conti con la calcolatrice: è per questo che le facciate del Municipio e dei palazzi di piazza dell’Unità si spengono a mezzanotte in estate e alle 23 in inverno. Luci ridotte pure al Santuario di Monte Grisa, al Salone degli Incanti e all’Urban Center. Nel Porto Vecchio, il Magazzino 26 ha visto l’illuminazione esterna parzializzata o in certi frangenti addirittura spenta, così come il park Bovedo.

Persino le fontane monumentali, da quelle in centro fino ai rioni, chiudono i giochi d’acqua e le luci decorative alle 22. Numeri alla mano, il Comune in questo modo risparmia circa 669.300 kWh all’anno, con una riduzione di 156 tonnellate di Co2 e un taglio di spesa vicino ai 267 mila euro. Un risultato tutt’altro che trascurabile, ottenuto con una serie di piccole rinunce che, sommate, fanno la differenza. 

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