«Trieste polo logistico per i maxiyacht»

TRIESTE Costa Azzurra, Costa Brava, Baleari, Tirreno: quasi il 60% delle destinazioni mondiali di viaggio, che riguardano i mega yacht, riguarda il Mediterraneo Occidentale. L’Italia, che tra il 2012 e il 2013 aveva sofferto un calo delle toccate da parte di questi simboli del lusso internazionale, sta riprendendo quota verso le 6500 frequentazioni. Il valore economico del business è di 2,5 miliardi all’anno, l’occupazione attiva 13 mila addetti. Anche l’Adriatico sta finalmente giocando la sua parte, su entrambe le sponde, con un aumento di questa ricca nicchia calcolabile nell’ultimo decennio attorno al 25-30%. Sul versante marittimo orientale del Paese Trieste è una risorsa decisiva, tale da essere classificata come uno dei poli logistici nazionali della nautica. Tre marina in grado di accogliere una settantina di yacht dai 24 ai 220 metri, due bacini gestiti rispettivamente da Ocean e da Fincantieri all’interno dell’ex Arsenale San Marco, il polo nautico organizzato nel Canale navigabile, lo scafo di alaggio di Cartubi: Trieste non è disarmata.
Lamberto Tacoli, amministratore delegato di Crn (uno dei brand Ferretti) e presidente della neonata Nautica Italiana (gli “scissionisti” da Ucina, sotto l’egida di Altagamma presieduta da Andrea Illy), ne è convinto e lo ha detto ieri a Trieste in occasione di un convegno nazionale promosso da Federagenti alla Marittima e condotto da Bruno Dardani.
«Trieste - ha detto il manager emiliano - colleziona una serie di opportunità non comuni. E’ una bella città, è vicina a Venezia, è prossima alla costa istriana e dalmata, ha impianti cantieristici importanti, che consentono di operare su unità superiori alle mille tonnellate». «Parlo non solo come presidente di un’associazione - riprende - ma anche sotto il profilo imprenditoriale: penso a “Chopi Chopi” e a “Yalla”, entrambi costruiti da Crn ed entrambi a Trieste per lavori, o allo scafo di uno yacht da oltre 70 metri che Cartubi sta realizzando per noi nel suo stabilimento. Ma Trieste non è un nostro “monopolio”, deve essere un’opportunità per altre aziende».
Nel corso del 2015 hanno attraccato a Trieste più di 30 mega yacht. Pietro Busan, presidente regionale degli agenti marittimi, fa un po’ di conti “spannometrici” tenendosi molto prudente: «Calcoliamo che in media un grande yacht spenda 15 mila euro al giorno. Ipotizziamo una sosta di cinque giorni e moltiplichiamola per il numero di unità giunto a Trieste nel corso dell’anno: saremmo attorno ai 2,2 milioni di euro. E siamo solo all’inizio, il margine di crescita è notevole. Un grande salto qualitativo sarebbe poter lavorare negli spazi di Porto Vecchio. Ma già ora ci sono banchine, servizi, cantieristica. Senza dimenticare la carta del punto franco, a beneficio delle soste prolungate». Certo, c’è ancora molto da fare, per esempio in termini di formazione - dice Busan - perchè bisogna preparare personale di livello adeguato a certo tipo di servizio, da quellodi officina a quello di cucina. Gli operatori triestini hanno cominciato a organizzarsi. Marco Maranzana ha parlato delle attività di Carttubi, di cui è da qualche mese amministratore delegato. Oltre allo scafo in preparazione per Crn Ferretti, ci sono trattative promettenti con Benetti Azimut. Tra l’altro Cartubi, insieme ad altre quattro realtà, partecipa alla rete “Trieste refitting system”, di cui Marino Quaiat, anch’egli relatore alla Marittima, è presidente.
Federagenti, con il presidente nazionale Giovanni Gasparini, ha presentato dati molto interessanti (vedi grafico) sul settore e sulle possibilità di sviluppo nell’immediata prospettiva. A livello mondiale il Mediterraneo rappresenta il 56% dell’home port invernale e il 70% delle permanenze estive. E la flotta mondiale salirà, nel giro di un quinquennio, dalle attuali 5164 unità a 6044 mega yacht. Qui la crisi non si fa sentire.
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