Trieste: “residence” e altro per rendere attrattiva l’Ezit

Nel penultimo giorno dell’anno la Giunta comunale ha fatto l’ultimo esame al Piano regolatore, che viaggia con qualche mese di ritardo. La prima riunione del prossimo anno vedrà l’adozione della nuova legge urbanistica da parte degli assessori. Sarà il primo scalino ufficiale del percorso amministrativo. In sala Giunta, alla fine della riunione ieri a mezzogiorno, c’erano gli scatoloni con i documenti: «Abbiamo concluso la presentazione - dice Elena Marchigiani, l’assessore alla Pianificazione -, per completare la verifica collegiale su tutti gli aspetti che sono da “armonizzare”, da sottolineare particolarmente, fra questioni del demanio, di opere pubbliche, di sviluppo economico, di risultati ottenuti con i tavoli tecnici. È un piano complesso, più occhi vedono, meglio è».
Ma ci sono anche questioni complicate che s’intrecciano, e non solo il nascente Piano del traffico, soprattutto il Piano del commercio che già ha sollecitato il richiamo di due consiglieri circoscrizionali del Pdl, Roberto Dubs e Alberto Polacco, ai cui occhi il pericolo che il Prg nasca “dopo” la progettazione commerciale della città sembra un rischio, e in tal caso un evidente errore, perché è il Piano regolatore - hanno sottolineato - che decide in via primaria dove e come sorgono le zone commerciali (e tutte le altre).
Marchigiani non lo prende come semplice “punzecchio” dell’opposizione, ma vuol mettere a posto le tessere del quadro, essendoci in ballo sia i centri monomarca già deliberati e sia i destini dell’Ezit (sotto denuncia al Tar da parte dei commercianti per presunte concessioni di licenza considerate improprie in una zona industriale). «Il piano del commercio - dice - lo stanno facendo sia gli uffici dell’assessore allo Sviluppo economico Edi Kraus e sia gli uffici alla Mobilità e traffico, i contenuti assumono e traducono la delibera già approvata sui centri monomarca, mentre il Piano regolatore si limita a normare le zone in cui è possibile realizzare punti vendita di superficie inferiore ai 1500 metri quadrati, rimandando al Piano del commercio per la loro effettiva realizzazione. Non sono pianificazioni in contrasto, viaggiano in perfetto accordo».
Più delicata la questione Ezit, ma il Piano regolatore (questo è confermato, mentre nessun dettaglio dei “discorsi di Giunta” viene reso esplicito) manterrà la zonizzazione attuale, né di più come vorrebbe il presidente Dario Bruni ansioso di aprire anche al commercio, né di meno come forse spererebbero i commercianti assediati. «L’Ezit rimarrà segnata come zona D1 - dice Marchigiani -, cioé area di produzione, e come D3 nella fascia di interfaccia urbana in via Flavia: D3 identifica zone in cui sono ammesse anche attività commerciali, non alimentari, e a basso impatto». Insomma, esattamente quel che c’è oggi.
Ma una “liberalizzazione” in più il Comune però la prevede, per quell’area oggi in gravissima sofferenza, senza nuove imprese, senza candidati, senza acquirenti per i capannoni dismessi. «L’Ezit, col suo piano infraregionale per cui si confronta con la Regione - dice Marchigiani - vorrebbe liberalizzare di più, noi lavoriamo con Ezit per allinearci nella pianificazione, e prevediamo che per rilanciare l’area sia possibile inserire anche nuove funzioni di servizio. Utili per esempio ad aziende con produzioni ad alta tecnologia. Tutti i parchi industriali moderni offrono il residence attiguo, la sala riunioni, servizi di ricettività, cose che rendono piacevole e fruttuoso lavorare in quella sede. Dunque, amplieremo le destinazioni d’uso. Se Area science park continuerà a offrire spazi agli “spin off”, alle aziende in fase nascente, noi vogliamo dare a Ezit la possibilità di diventare più attrattiva per imprese già mature». Posto depresso? Che almeno intraveda più vita.
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