Trieste, ruba dalla cassa del negozio in cui lavora

TRIESTE «Quando ho messo la telecamera nel negozio, per cercare di capire perché a volte mi sparivano dei soldi, mi sono detto: lui lo escludo». E invece, due sabati fa, nel guardare le immagini registrate tra bancone e laboratorio, dopo che al mattino dalla borsetta della sua storica dipendente si erano volatilizzati quasi cinquemila euro in contanti (tra l’incasso del giorno prima e soprattutto un rotolo di banconote destinate al pagamento di alcune bollette) a Roberto Depase, il titolare dell’omonimo panificio-pasticceria di via Giulia, si sono strabuzzati gli occhi. Non ci poteva credere: «C’erano dei fotogrammi che lo mostravano accovacciato nei pressi della borsetta, in un momento in cui la collega non lo poteva vedere. Ciò che stava facendo era inequivocabile». Il ladro era lui. Un dipendente a libro paga da sei anni e mezzo. Lo stesso uomo per il quale il suo datore di lavoro, una volta decisosi a piazzare la telecamera, era pronto a mettere le mani sul fuoco.
Lui è F.V., ha 54 anni ed è originario del Sud Italia. Lo scorso venerdì mattina gli agenti del Nucleo di Polizia giudiziaria della municipale sono venuti a prenderlo proprio nel negozio di via Giulia, e l’hanno arrestato. Proprio alla polizia locale Depase aveva fornito le immagini del sabato precedente continuando nel frattempo una difficile convivenza nel panificio con la persona che aveva tradito la sua fiducia, in attesa che le indagini e la relativa trafila tra Procura e cancelleria Gip del Tribunale facessoro il loro corso. Sulla vicenda e sui suoi risvolti giudiziari - complice il week-end di mezzo, l’ultimo week-end di luglio che svuota tradizionalmente gli uffici - il riserbo investigativo è massimo. Si può però facilmente desumere che quei filmati siano finiti sul tavolo del pm di turno Antonio Miggiani, che da lì sia scattata una richiesta di ordine di custodia cautelare avallata poi dalla Sezione Gip e che alla fine F.V. sia già stato messo probabilmente agli arresti domiciliari. La scena di venerdì scorso, con il blitz dei poliziotti del Comune nel negozio, è stata l’epilogo, drammatico, di un anno di punti di domanda che non trovavano risposte e di sospetti per i quali il proprietario della pasticceria non era riuscito a trovare una spiegazione logica.
«Tutto - racconta lo stesso Depase - è iniziato in effetti circa un anno fa. Un giorno avevo la certezza di avere due banconote da 20 euro nel portafogli, l’ho appoggiato come al mio solito sopra un mobiletto del laboratorio e quando l’ho riaperto ne era rimasta solo una, di banconote da 20. Inizialmente non ci ho fatto caso e ho lasciato perdere. Il fatto è che, con il tempo, prima dal portafogli, che a un certo punto ho deciso di mettere sotto chiave, poi dalla cassa, sono cominciate a sparire di tanto in tanto somme variabili: 20, 30, 70, anche 100 euro qualche volta». Uno stillicidio.
«All’inizio di questo mese - aggiunge Depase - mi sono deciso a spendere un “centino” per una telecamera. Non ne ho parlato con nessuno dei miei dipendenti». E ha aspettato. Due sabati fa, come detto, a metà mattina il titolare se n’è andato. Le immagini raccontano che, a quel punto, «lui si è fatto nervoso, teneva d’occhio la collega che era rimasta con lui, andava avanti e indietro senza una apparente logica, poi ha approfittato di un momento di solitudine». E ha puntato la borsetta della collega. Dentro, in una busta, c’erano quasi cinquemila euro. Che lei, quando se n’è andata, non ha più trovato. La donna ha chiamato il titolare, che, fuori città, è rientrato di corsa. E ha passato il resto della giornata a strabuzzare gli occhi guardando i filmati, prima di consegnarli integrali alla polizia locale. Una settimana ancora di facce e rapporti di circostanza, finché venerdì sono venuti a prendere F.V. «Dire che sono dispiaciuto è poco», chiude Depase, che ha voluto comunque non divulgare le generalità complete dell’uomo da cui si sente chiaramente tradito: «Mi aspetto da lui, a tempo debito, per lo meno delle scuse, delle spiegazioni. In passato avevo saputo che aveva avuto delle difficoltà, gli avevo anticipato un paio di stipendi che poi mi aveva restituito, fino all’ultimo euro. Quella che avevo conosciuto fino all’altro giorno era una brava persona, responsabile, che se poteva veniva lui stesso incontro agli altri e a me in particolare. Ultimamente si era offerto di ripararmi un macchinario, e l’aveva fatto. E allora perché?».
©RIPRODUZIONE RISERVATA
Riproduzione riservata © Il Piccolo