Trieste sotterranea, un mondo tutto da scoprire

Visitabili l’acquedotto teresiano, le gallerie dei rifugi e quelle delle chiese e la “Kleine Berlin”

Non tutti conoscono questa realtà che però è molto importante per la nostra città: i suoi sotterranei.

Trieste infatti ha una lunga tradizione di strutture realizzate sotto i nostri piedi, iniziata con la costruzione dell’acquedotto romano e culminata durante il secondo conflitto mondiale, con lo scavo di rifugi e camminamenti.

Le cavità artificiali presenti nel sottosuolo urbano possono essere divise in tre diverse categorie:gallerie d’acqua, manufatti bellici e sotterranei storici.

Nella prima categoria possiamo collocare l’acquedotto teresiano che, come dice il nome, fu costruito per far fronte al crescente fabbisogno idrico per volere dell’imperatrice d’Austria Maria Teresa.

L’acquedotto è forse la più grande opera sotterranea locale, infatti si estende con numerose diramazioni per tutto il rione di San Giovanni in una zona in cui il sottosuolo è formato da flisch, ovvero una roccia impermeabile che permette all’acqua di passare solo nei piani di faglia; è proprio lungo queste fratture infatti che si sviluppano le gallerie che captano facilmente grandi quantità d’acqua.

Della prima categoria fanno parte anche i numerosi torrenti sotterranei che un tempo scorrevano in superficie. In totale sono dieci e scorrono lungo tutto il sottosuolo triestino. Il più importante è il torrente dello Starebrech che dalla rotonda del Boschetto dove si inabissa e scorre sotto il viale per poi unirsi al torrente Settefontane e sfociare, passando per il Borgo Teresiano, in Porto Vecchio.

Durante la seconda guerra mondiale furono costruiti a Trieste sia dagli italiani che dai tedeschi numerosi rifugi antiaerei; i più famosi sono quelli oggi aperti al pubblico come lo Speleovivarium e la “Kleine Berlin” (che si possono visitare rispettivamente la domenica mattina e ogni ultimo venerdì del mese) ma ve ne sono moltissimi altri sconosciuti ai più come il rifugio del Burlo, dove si possono ancora vedere le scritte che servivano a smistare gli ammalati, o la galleria di viale d’Annunzio al cui interno sono “parcheggiate” alcune carrozze funebri appartenute forse a Diego de Enriquez; altri rifugi degni di interesse sono quelli presso l’obelisco a Opicina che in quanto situati su suolo pubblico possono essere visitati facilmente da tutti.

Alla terza e ultima categoria appartengo invece tutti i sotterranei degli edifici storici triestini come il castello di san Giusto e la chiesa di santa Maria Maggiore.

Sono entrambi visitabili: il primo durante ogni normale visita al castello e il secondo prenotando una visita al collegio dei gesuiti adiacente alla chiesa.

Tommaso Vascotto

Classe 4.a H

Liceo scientifico G. Oberdan

Riproduzione riservata © Il Piccolo