Trieste studia la candidatura Unesco

TRIESTE Uno studio di fattibilità a tre anni e mezzo dalla delibera. La candidatura del centro storico neoclassico di Trieste a Patrimonio dell’Unesco procede lentamente. Senza fretta. Ma almeno adesso la questione, riesumata di recente dalla commissione Trasparenza, può contare su un atto concreto dell’amministrazione comunale. Il 21 marzo, a inizio primavera, la direttrice dei musei civici e biblioteche ha firmato una determina che approva la spesa di 10.976,34 euro (iva inclusa) per l’affidamento dello studio di fattibilità «relativo al progetto di candidatura alla lista del patrimonio mondiale Unesco del sito Trieste Piazza Unità, Piazza della Borsa, Piazza Giuseppe Verdi e del patrimonio architettonico neoclassico cittadino».
Lo studio è stato affidato alla ditta “Struttura Consulting srl” di Roma nata nel 2005 dall’esperienza comune di un gruppo di ricercatori e professionisti. La società, che da tempo affianca le amministrazioni locali in studi di fattibilità, ha all’attivo gli studi tesi all’individuazione di soluzioni innovative per una più efficiente ed efficace gestione della Fondazione Torino Musei, del Parco Archeologico della Valle dei Templi di Agrigento, dei beni culturali della città metropolitana di Cagliari.
I soldi spesi per lo studio di fattibilità della candidatura Unesco di Trieste non saranno buttati via. «Se si dovesse, sulla base dello studio di fattibilità, rinunciare sulla candidatura Unesco, lo stesso studio sarà utilizzato per la creazione di percorsi culturali e turistici» si legge nella determina comunale. La studio di “Struttura Consulting” dovrà essere portato a termine entro il 30 aprile: si tratta di «un’analisi tecnica della candidatura del sito oltre a un’analisi socio-economica del progetto al fine di definire i costi-benefici, l’’impatto economico sul territorio e le risorse economiche a sostegno d del dossier Unesco». C’è da valutare, insomma, se il gioco avviato nel 2012 vale ancora la candela. Nell’ultima riunione della commissione Trasparenza sono emerse diverse criticità del progetto. Soprattutto economiche. I costi da sostenere non sono indifferenti (si parta di qualche centinaia di migliaia di euro), mentre i benefici sono tutti da dimostrare.
La telenovela della candidatura di Trieste nella lista del patrimonio mondiale dell’Unesco risale all’autunno del 2012, quando fu presentata una delibera di iniziativa consiliare su proposta dell’allora gruppo del Pdl, in seguito integrata da un emendamento dei consiglieri di maggioranza Giovanni Barbo (Pd) e Patrick Karlsen (Cittadini) che avevano chiesto che la proposta di candidatura venisse allargata all’intero patrimonio neoclassico cittadino. Una delibera approvata all’unanimità (nessuno escluso) dal Consiglio comunale di Trieste. Nonostante questo l’iter si incagliò nei meandri della burocrazia municipale. A cercare di far chiarezza sulla questione lo scorso novembre fu la commissione Trasparenza che rilevò che in oltre tre anni era stato fatto poco o nulla. «Gli uffici si sono attivati per la ricerca dei consulenti che possano redarre il dossier da presentare alla Commissione nazionale per l’Unesco al fine di inserire la proposta nella cosiddetta “lista propositiva” - spiegò l’assessore alla Cultura Paolo Tassinari -. È questo, però, solo il primo passaggio di un percorso che dovrà transitare attraverso un iter lungo e complesso che prevede una serie di analisi comparative e di consultazioni. Tutto questo prima che arrivi la decisione vera e propria da parte dell’Unesco».
Un iter non solo lungo, ma anche oneroso. «Mi è stato riferito, ma solo a livello informale, che la stima dei costi complessivi per la candidatura ammonta mediamente a circa 300 mila euro» precisò Tassinari ricordando che nella lista di attesa nazionale ci sono una quarantina di richieste che aspettano di essere esaminate, alcune di queste presenti già dal 2006. E Trieste, in quella lista, non è neppure iscritta.
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