Trieste, Teatro romano ridotto a uno stagno

“Le Rane” di Aristofane. Il Teatro romano di Trieste è pronto ad allestire la commedia teatrale greca. Una versione naturalistica. Con il coro degli anfibi dal vivo. Sulla scena, la zona retrostante il palcoscenico, si è formato da tempo un vero e proprio stagno con tanto di girini, erbe acquatiche e mucillagine. Mancano solo le ninfee per un tocco impressionista alla Monet. Uno specchio d’acqua non previsto. Non risulta, infatti, che il teatro romano di Trieste, risalente all’età augustea, ospitasse delle battaglie navali. Non ce n’era bisogno visto che all’epoca della sua costruzione si trovava in riva al mare fuori dalle mura cittadine, I primi ad accorgersene sono stati gli agenti della Questura che sta giusto di fronte al Teatro romano. Non riuscivano a capire la provenienze della rane che sentivano gracidare sotto le auto parcheggiate. Gli anfibi “gladiatori” provenivano direttamente dal palcoscenico del Teatro romano di Trieste. Le rane ieri non si sono fatte vedere, in compenso i girini sguazzano allegramente sulla scena.
Lo stagno si è formata a causa delle copiose precipitazioni di questa primavera e della totale assenza di manutenzione. Un laghetto artificiale che potrebbe benissimo ospitare i pesciolini rossi o le carpe imperiali (quelle in sovrannumero) del Parco di Miramare, altro simbolo del degrado. Responsabile è sempre la Sovrintendenza del Friuli Venezia Giulia. In questo caso quella per i beni archeologici. Lo stato del teatro romano di Trieste, rane e stagno artificiale a parte, non è dei migliori. C’è un cantiere aperto, interrotto durante l’interno, che dovrebbe riprendere in questi giorni: «Trieste, lavori di restauro conservativo delle versura nord-orientale del Teatro romano». Un finanziamento da 100mila euro (75mila a base d’asta). I lavori sono assegnati all’impresa Eu.co.re. di Pavia di Udine. Ma la “versura” è il problema minore, se manca poi la manutenzione ordinaria. La cavea del teatro ha l’aspetto di un verde pascolo con margheritine gialle. L’ingresso per i portatori di handicap, che non deve essere costato poco, non sembra utilizzato da secoli. Il cartello turistico è tabula rasa.
Meglio così forse per i turisti che possono immaginare il teatro romano immerso nei giochi d’acqua. È uno dei monumenti più fotografati di Trieste. E anche il luogo natale del poeta Umberto Saba (1883). La sua casa era costruita sopra il teatro romano e fu demolita dal piccone risanatore fascista nel 1937. E chissà cosa potrebbe pensare Quinto Petronio Modesto, procuratore e flamine di Traiano, che all’inizio del secondo secolo contribuì al restauro del teatro. Non certo per mettere in scena le rane.
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